Il processo per l’omicidio di Mario Solimeno, il 27enne ebolitano ferito a morte nel settembre 2022, è giunto a un passaggio cruciale. Durante la requisitoria tenutasi presso la Corte d’Assise di Salerno, il pubblico ministero Alessandro Di Vico ha delineato un quadro di estrema gravità, avanzando richieste di condanna pesantissime per i tre imputati. Per i fratelli Giuseppe e Felice Celso è stato richiesto l’ergastolo con isolamento diurno per due anni, mentre per il terzo imputato, Gaetano Celso, la richiesta è di 21 anni e 6 mesi di reclusione.
Secondo la ricostruzione del magistrato, l’agguato consumato nel rione Pescara non fu un episodio isolato, ma il culmine di una violenta contesa per il controllo delle piazze di spaccio della zona. La dinamica raccontata in aula descrive un piano organizzato nei minimi dettagli per rispondere a una provocazione avvenuta solo 24 ore prima del delitto.
Una vendetta premeditata
Il pm ha evidenziato come l’omicidio sia maturato in un clima di vera e propria “guerra tra bande”. Il giorno precedente l’agguato, i Solimeno avrebbero esploso colpi di pistola contro l’abitazione della madre dei Celso. La risposta non si fece attendere: 24 ore dopo, i fratelli Celso avrebbero teso una trappola a Mario Solimeno.
Giuseppe Celso è indicato come l’esecutore materiale, colui che puntò la pistola ed esplose i tre colpi verso la Fiat Punto della vittima, uno dei quali centrò Solimeno al collo. Felice Celso avrebbe invece avuto un ruolo di “palo” e coordinatore, segnalando dal balcone l’arrivo della vittima nel cortile. Per Gaetano Celso, la Procura ha contestato il concorso morale, ritenendolo partecipe della decisione di “vendicare l’affronto” subito dalla famiglia.
Il calvario della vittima e le indagini
Mario Solimeno, dopo essere stato trasportato d’urgenza tra vari ospedali della zona, fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico a Napoli. Tuttavia, dopo 27 giorni di coma, il giovane si spense senza mai riprendere conoscenza.
Le indagini si sono avvalse in modo determinante delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Per mesi, i sospettati sono stati monitorati, permettendo agli inquirenti di raccogliere prove che il pm ha paragonato a un copione di “Gomorra”, tra pedinamenti e minacce.
Le prossime tappe del processo
Il processo è stato ora rinviato al 29 gennaio per le arringhe dei difensori di parte civile e degli avvocati degli imputati. La sentenza definitiva è attesa per il prossimo 5 febbraio, data in cui i giudici della Corte d’Assise si pronunceranno sul destino dei fratelli Celso.
