AGROPOLI. Il Tribunale del Riesame ha smontato parte delle accuse a danno dei soggetti coinvolti nell’operazione “Il Faro”, condotta dai carabinieri della compagnia di Agropoli e del Comando Provinciale. Ai Rom del gruppo Marotta – Cesarulo è stata negata l’aggravante del metodo mafioso, pertanto nove su undici torneranno in libertà (alcuni sono comunque sottoposti a misure cautelari per altri reati). Restano in carcere Vito Marotta e Vito Marotta detto Dumbone accusati di estorsione ai danni del sindaco (in questo caso con metodo mafioso).
Inizialmente sottoposti agli arresti anche Anna Cesarulo, Carmine Dolce alias “Maruzziello”, Antonio Dolce alias “Capone”, Donato Marotta alias “Papesce”, Fiore Marotta, Silvana Marotta, Vito Marotta alias “Corleone”, Anna Petrilli, Enzo Cerasulo alias “Cavallaro”, accusati a vario titolo di estorsione e minacce con l’aggravante del metodo mafioso.
Ad influire sulla decisione del Riesame il fatto che alcuni dei soggetti coinvolti nell’operazione fossero già sottoposti a misure cautelari in relazione ad un ulteriore procedimento in corso presso il Tribunale di Vallo della Lucania che riconosceva l’associazione a delinquere ma non altre aggravanti. I rom dovranno comunque rispondere di estorsione e minacce verso il sindaco Adamo Coppola e i carabinieri della stazione di Agropoli.
Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Antonio Mondelli, legale di Bruno Marotta, Vito Marotta (detto Dumbone), Anna Cesarulo, Isabella Petrillo. “L’importanza delle decisioni del Riesame è dettata dal fatto che non è stata riconosciuto il metodo mafioso, un reato che avrebbe comportato un danno anche per l’immagine di Agropoli che pertanto conferma di non essere una città di stampo mafioso”.
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