Cilento

37 anni fa moriva Liborio Bonifacio, il veterinario della speranza

Liborio Bonifacio lanciò un siero anti cancro. Per molti il suo progetto fu osteggiato

Angela Bonora

17 Marzo 2020

Liborio Bonifacio

Ricorre oggi l’anniversario della morte di Liborio Bonifacio, il veterinario famoso per il suo siero anticancro. Bonifacio nacque a Montallegro, nell’agrigentino, il 28 novembre del 1908, ma dopo essersi laureato in veterinaria all’Università di Perugia nel 1931 si trasferì ad Agropoli dove rimase fino alla morte.

La sua storia balzerà sotto i riflettori nel 1956. In una notte di inizio Ottobre, infatti, Bonifacio ebbe la sua intuizione più grande: le capre sono esenti da cancro e, pertanto, tale loro immunità con un siero opportunamente allestito potrebbe essere trasferita all’uomo.

Ma il problema, per Bonifacio, era da dove estrarre quella sostanza in grado di trasferire l’immunità della capra all’uomo. Indubbiamente doveva essere cercata a livello di un sistema o apparato che coinvolgesse tutto l’organismo dell’animale, non sapendo egli stesso quale fosse la causa di quella immunità naturale o acquisita. Dopo giorni, mesi, di prove e riprove su cavie ed altri animali da esperimento (Bonifacio si era creato un vero e proprio laboratorio), decise di estrarlo dalle feci, all’interno dell’intestino dell’animale macellato. Questa fu l’intuizione e così nacque quello che poi venne definito impropriamente siero Bonifacio.

La voce degli esperimenti di Bonifacio cominciò presto a spargersi ad Agropoli, destando la curiosità di qualche medico del luogo, che invitò lo stesso Bonifacio a presentare il suo prodotto ad alcuni specialisti di Salerno: era il 1954, anno della prima cocente delusione. Il direttore della Scuola di Ostetricia di Salerno, dopo esperienze positive su cavie prima e su pazienti poi, cercando di trarne il massimo vantaggio, chiese a Bonifacio la formula del siero, pena la comunicazione di dati negativi al Ministero della Sanità! Bonifacio, avvertito in tempo delle intenzioni poco oneste di detto professore, rifiutò di dare la formula.

Ormai si era però innescato un meccanismo a macchia d’olio, per cui la notizia degli esperimenti portati a termine alla Scuola di Ostetricia di Salerno, aveva varcato i confini della città, della provincia, della regione. Bonifacio era ormai noto alla stragrande maggioranza degli italiani. Cominciarono i primi lunghi pellegrinaggi ad Agropoli, alla ricerca del siero della speranza, la gente faceva ore di fila, le distribuzioni dell’anticancro si susseguivano a ritmo incessante, frenetico, le richieste divennero migliaia, i medici attestavano i miglioramenti su pazienti ormai votati a sicura morte.

Nonostante tutto questo, si era così giunti al 1969, dei santoni della medicina ufficiale nessun segno, ma ancora più delittuoso era il silenzio di coloro che avevano l’obbligo di salvaguardare la salute pubblica, ovvero ministri, sottosegretari, direttori generali, insomma i facenti parte di quel carrozzone definito Ministero della Sanità. “Niente. Non si mosse niente”. Ma ecco la svolta decisiva: il giornale Epoca, nella sua rubrica Storie impossibili, cominciò ad interessarsi della vicenda, pubblicò una lunga serie di articoli, portando testimonianze dirette, documentando i buoni risultati ottenuti con il siero, aiutando Bonifacio a creare un nuovo laboratorio per la produzione, essendo divenuta la richiesta sempre più pressante e continua, non solo dall’Italia, ma anche dall’estero.

Fu così che l’allora Ministro della Sanità, Camillo Ripamonti, il 31 luglio 1969, comunicò ad Epoca, con una lettera aperta, la decisione di aprire il “caso Bonifacio”, affidando l’esame preliminare sui fondamenti scientifici del metodo di cura al Prof. Valdoni, per poi eventualmente sperimentare il preparato negli Istituti Nazionali per il Cancro di Milano, Napoli e Roma, nonché presso l’Istituto di Oncologia dell’Ospedale Maggiore S. Giovanni Battista di Torino.

L’11 agosto 1969, Bonifacio si incontrò con il prof. Valdoni. A settembre Bonifacio consegnò il prodotto all’Istituto Superiore di Sanità, per le prove batteriologiche e di tossicità. Improvvisamente il voltafaccia: i direttori dei quattro centri tumori si riunirono e decisero di ridurre gli esperimenti ad un solo Istituto, quello di Roma, mentre il prof. Valdoni veniva totalmente estromesso dalla questione, ed il Ministro emanava il seguente decreto: “Per la vasta risonanza suscitata nella pubblica opinione dalle notizie, largamente diffuse dalla stampa d’informazione, concernenti le asserite proprietà antitumorali di un prodotto biologico di provenienza animale, preparato dal veterinario dottor Liborio Bonifacio. Visto l’esito favorevole delle indagini espletate dall’Istituto Superiore di Sanità in merito alla innocuità e sterilità del prodotto e tenendo presente l’opportunità di promuovere una approfondita sperimentazione del prodotto anche sul piano clinico, allo scopo di acquistare ogni più utile elemento di giudizio.

Così, tra le proteste generali, ebbe inizio quella che fu da tutti definita la “sperimentazione burla” del siero. Infatti, il 29 maggio 1970, dopo appena 16 giorni di sperimentazioni cliniche e su soli otto pazienti, la Commissione Bucalossi assegnava al Ministro il vile verdetto: “L’anticancro Bonifacio è dichiarato inefficace. Non cura i tumori e non ha alcuna azione sulla loro sintomatologia”.

Perché tanta fretta a chiudere la sperimentazione dopo appena 16 giorni e non dopo i sei mesi previsti dal decreto ministeriale? Perché su soli otto pazienti e tutti in fase preagonica?
Bonifacio si pose tutti questi interrogativi e con lui migliaia di persone. Bonifacio, sdegnato, si ritirò ad Agropoli, cercando di dimenticare tutta la vicenda, che gli aveva solo procurato un’infinità di amarezze e delusioni. Morì ad Agropoli il 17 marzo 1983.

Di recente alcuni studiosi hanno rivalutato la sua cura ma la medicina ufficiale non ha mai accettato ulteriore sperimentazioni.

Iscriviti al canale WhatsApp

Resta sempre aggiornato, iscriviti al canale WhatsApp di InfoCilento

Potrebbe interessarti anche

Capizzo celebra San Mauro Martire: fede, tradizione e festeggiamenti l’11 luglio nel cuore del Cilento

San Mauro Martire è invocato in particolare contro la tosse e la sciatalgia

Concepita Sica

11/07/2025

Agropoli: tutto pronto per l’inizio della InfoCilento Cup 2025

Appuntamento lunedì 14 luglio alle ore 21:30, presso la Greca Beach Arena, in zona Lido Azzurro

Cardile: incendio in loc. Murate, necessario l’intervento dei vigili del fuoco e squadre antincendio

È stato domato un incendio che si era innescato nel pomeriggio di oggi a Cardile, frazione del Comune di Gioi, in loc. murate nei pressi del cimitero. Necessario l’intervento dei […]

Antonio Pagano

11/07/2025

Tensione all’interno del Gal Pesca Magna Graecia: risponde il Presidente Rizzo

Al centro del dibattito vi sarebbe soprattutto il ritardo con cui si sta procedendo all'interno dell'organizzazione

Giungano, un’estate ricca di eventi: il clou la festa della pizza

Ai microfoni di InfoCilento il primo cittadino, Giuseppe Orlotti, ha svelato le iniziative in programma già a partire dalle prossima settimana

Ernesto Rocco

11/07/2025

Capaccio Paestum: Forza Italia riparte. Aderiscono tre consiglieri. Possibile una candidatura per le regionali

Forza Italia annuncia una significativa riorganizzazione sul territorio di Capaccio Paestum, con l’obiettivo di rafforzare la propria presenza e influenza politica. Il nuovo corso del partito è stato presentato dal commissario Maurizio De […]

Ernesto Rocco

11/07/2025

Policastro Bussentino: al Convento di San Francesco l’XI Memorial Maria Dorotea Di Sia

Una giornata ricca di spunti e di idee per combattere il fenomeno degli incidenti stradali, che rappresenta uno delle prime cause di morte tra i giovani

Capaccio Paestum, Polizia Municipale ritrova un motociclo rubato. Riconsegnato al proprietario

Il mezzo era intestato ad un uomo residente in provincia di Napoli che ne aveva denunciato il furto

Torna alla home