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Santuario del Monte Gelbison: domani i 100 anni dalla consacrazione

Nella giornata di venerdì si concluderà un nutrito calendario di appuntamenti dedicati

Antonella Agresti

7 Settembre 2017

Nella giornata di venerdì si concluderà un nutrito calendario di appuntamenti dedicati

NOVI VELIA . L’8 settembre 1917, alla presenza di 8000 pellegrini e 30 sacerdoti, veniva consacrata la chiesa, ristrutturata, intitolata alla Madonna del Sacro Monte. Per l’occasione, il notaio Pantaleone Tipoldi di Vallo redasse un Atto Pubblico perchè alle generazioni future venisse tramandato quanto avvenne quel giorno. Domani, a un secolo esatto dall’evento, presso il Santuario del Monte Gelbison si terranno solenni celebrazioni. L’appuntamento è fissato per le 9:30 in località Croce di Rofrano dove si ritroveranno tutti i gruppi di pellegrini, ciascuno con il proprio stendardo e la propria “centa”. Alle 10:00 arriverà il vescovo Miniero che – prima di dare inizio al pellegrinaggio – benedirà le “cente”, i tradizionali manufatti votivi realizzati con candele e fiori, portate in testa dalle donne lungo il tragitto percorso – generalmente – a piedi nudi. L’arrivo in cima è previsto per le ore 11:00 quando sarà celebrata la messa sul sagrato della chiesa. Alle 12:00, infine, la processione con l’effigie della Madonna lungo i viali del Santuario.

Le celebrazioni per il centenario dalla consacrazione sono iniziate il 5 agosto scorso con una veglia di preghiera. Gli appuntamenti, tuttavia, non sono stati soltanto di natura religiosa: dal 13 al 20 agosto si è tenuta una mostra di libri sacri; dal 21 al 26 un’affascinante mostra di foto antiche ha ripercorso il pellegrinaggio al Monte Gelbison attraverso il tempo e dal 28 al 4 settembre è toccato alla bibliografia sulla storia del Santuario. Dal 4 al 7 settembre, invece, si è tenuto uno speciale triduo di preghiera.

Il Santuario fu fondato dai monaci basiliani nel X secolo su un preesistente sito pagano. Il primo documento che ne attesta l’esistenza è del 1131; nel documento si fa riferimento a una Rupis Sanctae Mariae nel feudo di Rofrano. In seguito, il complesso religioso venne ampliato divenendo un vero e proprio santuario, posseduto dal vescovo di Capaccio fino al 1323 anno in cui Riccardo di Marzano, barone di Novi, lo comprò per cederne l’uso alla congregazione dei Celestini di Novi. Nel XVIII secolo, poi, il Santuario ritornò in possesso del vescovado di Capaccio. Nel 1908 ebbero inizio i lavori di ampliamento della chiesa che terminarono dopo nove anni e l’8 settembre 1917 si tenne, appunto, la consacrazione del nuovo edificio. La vetta del Monte Gelbison è meta di pellegrinaggi fin dal 1300 e non mancano leggende che aggiungono fascino a un luogo già suggestivo di per sè. La tradizione vuole che siano stati proprio i pastori di Novi a fondare il Santuario. Avendo iniziato i lavori di costruzione di un piccolo tempio mariano alle falde del monte e trovando ogni mattina distrutto il lavoro del giorno precedente, i pastori decisero di trascorrere la notte vegliando per capire chi fossero gli autori di quel gesto. Gli uomini avevano portato un agnello per sfamarsi ma, sul punto di essere uccisa, la bestia riuscì a scappare correndo fin sulla vetta del monte dove si arrestò dinnanzi a un muro che ostruiva l’ingresso in una grotta in cui i pastori scorsero l’effigie della Madonna. Avvisato dell’accaduto, il vescovo di Capaccio si recò personalmente sul monte per verificare quanto raccontato dai pastori e, nel momento in cui impose le mani per benedire la grotta, si udì una voce dall’alto che diceva: “Questo luogo è santo ed è stato consacrato dagli Angeli”.

Un’altra leggenda narra della visita al Santuario da parte di due cavalieri longobardi. Uno di essi, però, non entrò rimanendo sulla porta a schernire il suo compagno che – entrato a ringraziare Maria – si stava ricoprendo di ridicolo compiendo un gesto non adatto ad un vero guerriero. D’un tratto, però, il suo cavallo si imbizzarrì portandosi fin sull’orlo del precipizio. Il cavaliere, allora, invocò la Madonna che gli risparmiò la vita facendo arrestare il cavallo su una sporgenza calcarea oltre il ciglio del dirupo. Da allora lo spuntone è denominato “ciampa di cavallo”e da quell’episodio deriverebbe l’usanza dei pellegrini di gettarvi monete. Se a centrare lo spuntone è una donna nubile, ella vi ritornerà da sposata. Nel caso si tratti di una persona anziana, invece, sarà garantito il ritorno anche l’anno seguente.

Le leggende non riguardano soltanto la vetta del monte; in diverse località dei sentieri che conducono in cima si vogliono miracolose apparizioni come, ad esempio, nel caso di Fiume Freddo divenuto principale punto di ritrovo dei pellegrini che intendono raggiungere il Santuario a piedi. Il Monte Gelbison, oltre a rappresentare una straordinaria terrazza panoramica sul Cilento, il Vallo di Diano e il Golfo di Salerno, rimane uno dei luoghi sacri più affascinanti del Sud Italia per la sua commistione di fede, credenze popolari e folklore.

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