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Tragedia di Palinuro, Pandolfo: il trekking non è una passeggiata

Dopo il dramma parla Domenico Pandolfo, Presidente nazionale della Federazione Italiana Escursionismo. Ecco l’intervista

A cura di Carmela Santi
Pubblicato il 24 Maggio 2021
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Fare trekking non è una semplice passeggiata in un prato. Occorre prudenza, grande attenzione ed è necessario affidarsi a delle guide o accompagnatori esperti soprattutto quando non si conosce ancora il sentiero. Ne è convinto Domenico Pandolfo, Presidente nazionale della Federazione Italiana Escursionismo. È originario di Rofrano, centro dell’entroterra cilentano e da oltre venti anni si occupa di escursionismo nel Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano e Alburni, in Italia e in Europa. E’ molto colpito dalla tragedia di Palinuro costata la vita ad una bambina di 5 anni che induce tutti a delle profonde riflessioni sulla questione sicurezza.

Se non si è conoscitori di un territorio bisogna affidarsi ad esperti?
Bisogna essere veri conoscitori del territorio o essere accompagnati da esperti locali per non rischiare di incappare in brutte situazioni. É necessario incamminarsi con esperti che possano garantire le condizioni di sicurezza minima. Anche nei sentieri che possono sembrare privi di insidie possono esserci delle insidie e purtroppo la vicenda di Palinuro, per quanto non in stretta relazione con situazioni di oggettiva pericolosità visto il sentiero che non presenta particolari difficoltà, ce lo ricorda in tutta la sua drammaticità.

Quindi cosa suggerisce?
La buona regola è quella di evitare di voler vivere l’avventura a tutti i costi. Nessuno di noi deve mai dimenticare di osservare le normali regole della prudenza perchè l’incidente può coinvolgere anche i più esperti. Se si è in compagnia si ha la possibilità di poter almeno comunicare tempestivamente per ottenere i soccorsi e per essere assistiti dai propri compagni di cammino.

Quindi mai improvvisare e incamminarsi da soli?
In vacanza generalmente arriviamo da esperienze sedentarie, vissute per un intero anno. A maggior ragione quest’anno ove tutti siamo reduci da un lunghissimo torpore dovuto alla pandemia che ha coinvolto l’intero pianeta.
Quando siamo in relax vorremmo recuperare, spinti da irrazionale frenesia, il tempo che non abbiamo potuto dedicare a noi stessi per mesi. E quindi ci rivolgiamo alle attività outdoor, qual è l’escursionismo con l’illusione di poterci riappropriare del tempo perso attraverso le attività da svolgere in ambiente naturale.

Invece?
Non ci si improvvisa escursionisti. Il territorio va vissuto con prudenza. Ogni uscita richiede una certa preparazione.

Ha dei suggerimenti?
Ognuno deve convincersi che escursionismo non significa passeggiare in un prato. Occorre rispetto per se stessi e per gli altri. Ogni esperienza deve essere vissuta con la giusta prudenza. Pensiamo a costi economici e sociali che si registrano in caso di una emergenza. Pensiamo alle tante persone e alle strutture pubbliche impegnate nei soccorsi. La prudenza è necessaria, va osservarla per sé stessi e per la il bene della società.

Come fare, cosa fare per garantire la sicurezza in escursione?
Posso dirle di cosa fa la Federazione Italiana Escorsionismo. Da oltre trent’anni formiamo i nostri Accompagnatori Escursionistici attraverso l’organizzazione di appositi corsi, ove la questione sicurezza e responsabilità è uno dei pilastri portanti della formazione che somministriamo ai nostri aspiranti Accompagnatori Escursionistici. Il tesserino finale viene rilasciato a seguito del tirocinio che dura un intero anno. Questo ci consente di avere una certa garanzia nella condotta delle escursioni organizzate dalle nostre Associazioni. Però non bisogna mai dimenticare che oltre a questa specifica attenzione verso la formazione dei nostri respondabili, esiste una quota di responsabilità individuale che deve essere sempre tenuta in debita considerazione!

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