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Fallimento Yele, in tre rischiano il processo

Il 21 aprile l'udienza preliminare

A cura di Carmela Santi
Pubblicato il 31 Marzo 2021
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Tribunale di Vallo della Lucania

Fallimento Yele, rischiano il processo l’ex presidente Marcello Ametrano, il direttore generale Sergio Di Blasi, e Gabriele Falcione nel consiglio di amministrazione dal 2010 al 2013. La richiesta di rinvio a giudizio é arrivata al termine della indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo sulla gestione della società partecipata che per anni ha gestito la raccolta e smaltimento rifiuti in 49 comuni del territorio cilentano.

Per Ametrano, assessore comunale a Vallo e consigliere provinciale, Di Blasi vice sindaco di Pisciotta e Falcione amministratore di Sessa Cilento il prossimo 21 aprile si terrà l’udienza preliminare. Per i tre anche dopo il Riesame sono state stralciati molto capi di imputazione rispetto alle ipotesi iniziali.

L’inchiesta inizialmente ha coinvolto 29 persone che a vario titolo figuravano nel cda della Yele o nel collegio dei sindaci o ancora come consulenti.

Tra di essi i primi cittadini di Alfano Elena Anna Gerardo, di Caselle in Pittari Giampiero Nuzzo, di Monteforte Cilento Antonio Manzi, l’ex vicesindaco di San Giovanni a Piro Alberto Astone e l’ex sindaco di Campora Giuseppe Vitale che fu commissario liquidatore del Corisa4.

Per tutte queste altre persone, il gip, su richiesta del pubblico ministero, ha già archiviato il procedimento.

Secondo l’accusa la Yele aveva creato un “buco” nei bilanci di oltre 30 milioni di euro, con grave pregiudizio per i creditori e l’Erario.​ Dalle risultanze investigative sarebbe emersa la sistematica inadempienza anche degli obblighi verso istituti di credito e finanziarie che avevano erogato la “cessione del quinto” ai dipendenti della Yele, che invece tratteneva tali spettanze per scopi propri.

La Guardia di Finanza, su disposizione del Gip, aveva eseguito nei confronti di 14 dei 29 indagati un sequestro preventivo di beni per equivalente fino alla concorrenza di circa 20 milioni e mezzo di euro. Un centinaio di beni immobili, tra fabbricati e terreni, 25 veicoli e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro. I sequestri furono poi annullati dal Riesame.

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