Il 13 dicembre è una data cerchiata in rosso nel calendario delle festività italiane: è il giorno dedicato a Santa Lucia. Si tratta di una ricorrenza molto sentita in tutta la penisola, sebbene con sfumature diverse. Se al Nord la Santa “porta i doni” ai bambini, contendendosi il primato di amata dai più piccoli con Babbo Natale, al Sud la celebrazione assume connotati fortemente devozionali e legati alle antiche tradizioni gastronomiche.
La storia di Santa Lucia
Lucia nacque sul finire del terzo secolo da una nobile famiglia di Siracusa. La sua giovane vita fu segnata dalle difficoltà: perse il padre all’età di soli cinque anni, mentre la madre soffriva di una grave malattia. La tradizione narra che Lucia, recatasi in preghiera al sepolcro di Sant’Agata per chiedere la grazia per la madre, ebbe una visione. La Santa catanese le apparve dicendole che non vi era bisogno della sua intercessione, poiché la fede di Lucia aveva già guarito la donna, e le preannunciò la sua futura santità.
Da quel momento, Lucia decise di consacrare la sua vita a Dio, distribuendo le sue ricchezze ai poveri. Questa scelta scatenò l’ira dell’uomo a cui era stata promessa in sposa, il quale la denunciò come cristiana. Lucia fu quindi sottoposta a processo e martirizzata il 13 dicembre del 304 d.C.
Oggi Santa Lucia è venerata come protettrice degli occhi e della vista. Sebbene l’iconografia la raffiguri spesso con i suoi stessi occhi su un piatto, il patronato è legato principalmente all’etimologia del suo nome, che deriva dal latino Lux, luce.
Il culto nel Cilento
Anche nel Cilento la devozione è profondamente radicata. Sono numerose le parrocchie e i luoghi di culto che portano il suo nome. A Magliano Vetere, ad esempio, sorge uno dei santuari più suggestivi dedicati alla Santa, incastonato interamente nella roccia della montagna. Antiche cappelle intitolate alla martire siracusana si trovano anche a Sacco e Laurino.
Una frazione di Sessa Cilento porta proprio il nome di Santa Lucia e, ogni anno, accoglie numerosi fedeli per le celebrazioni religiose. Anche i comuni di Montecorice e Cannalonga mantengono viva la tradizione con riti solenni, mentre nel Vallo di Diano la devozione è particolarmente sentita a Teggiano e Sassano.
La tradizione gastronomica: la cicciata
Nel Cilento, la festa non è solo preghiera ma anche condivisione a tavola. Il piatto simbolo di questa giornata è la “Cicciata di Santa Lucia”, una zuppa di origini contadine, povera negli ingredienti ma ricchissima di gusto e nutrienti.
La ricetta prevede l’uso di 13 tipi di legumi e cereali, tra cui frumento, fave, fagioli bianchi e rossi, ceci, cicerchia, grano saraceno, orzo, farro, lenticchie e mais. Secondo l’usanza, la zuppa non va consumata da soli, ma regalata a vicini e parenti in segno di buon augurio, emulando la generosità della Santa verso i bisognosi.
Il proverbio e la filastrocca
La cultura popolare accompagna questa data con il celebre detto: “Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”, un antico retaggio di quando, prima della riforma del calendario gregoriano, la data coincideva con il solstizio d’inverno.
Per i più piccoli, ecco una tradizionale filastrocca da recitare in questo giorno:
Lungo è l’elenco che vogliamo fare, ma scegli tu cosa portare: per il nonno un caldo cappello, un rospo in tasca a mio fratello, una fidanzata per il mio cane, ai passerotti tanto pane; chicchi di riso per la minestra, un po’ di pazienza per la maestra, una nuova scopa per la Befana, un giorno in più alla settimana; una sciarpa al pupazzo di neve, per i miei amici una storia breve. Fino ad ora abbiamo scherzato e con le parole abbiamo giocato. Tu però non dimenticare, due cose che devi portare: un sorriso per chi non ce l’ha e per tutti tanta bontà.
