Tuttavia, la distanza tra ciò che viene richiesto dalle normative e quello che effettivamente viene realizzato è ancora ampia. Mentre alcune amministrazioni comunali iniziano a muoversi in modo sistematico, molte altre sono in forte ritardo.
Cosa stanno davvero facendo i Comuni italiani per abbattere le barriere digitali? E come possono i cittadini verificare se il sito del proprio Comune è davvero accessibile?
Obblighi di legge e ritardi: la situazione nei Comuni
Ogni pubblica amministrazione in Italia ha l’obbligo di garantire che i propri siti e applicativi digitali siano accessibili, come stabilito dalla cosiddetta Legge Stanca (Legge 4/2004) e dal successivo recepimento della Direttiva UE 2016/2102.
Non si tratta di una raccomandazione, ma di un dovere normativo. La Pubblica Amministrazione deve assicurare che anche le persone con disabilità visive, motorie, cognitive o uditive possano utilizzare i portali digitali con la stessa efficacia degli altri cittadini.
Eppure, numerose analisi recenti evidenziano che oltre la metà dei Comuni italiani non è in regola con questi requisiti. Siti web non navigabili da tastiera, testi con scarso contrasto, documenti PDF non leggibili dai software di sintesi vocale e moduli online impossibili da compilare con tecnologie assistive sono solo alcuni esempi di ostacoli ancora troppo frequenti.
Questo scenario rende urgente un’azione più decisa da parte delle istituzioni, non solo per adempiere agli obblighi normativi, ma anche per garantire pari diritti di accesso all’informazione e ai servizi pubblici.
Uno degli strumenti chiave per verificare l’aderenza a questi standard è la dichiarazione accessibilità, un documento ufficiale che ogni ente è tenuto a pubblicare sul proprio sito.
Attraverso questa dichiarazione, i cittadini possono sapere se il sito del Comune rispetta i criteri tecnici previsti e, in caso contrario, inviare una segnalazione per richiedere gli adeguamenti necessari.
Esistono anche realtà che supportano i Comuni in questo processo: okACCEDO, ad esempio, è la prima realtà italiana a proporre soluzioni tecnologiche proprietarie per aiutare le amministrazioni ad affrontare in modo efficiente e misurabile il tema dell’accessibilità.
Maggiori informazioni sulla compilazione corretta di questo documento sono disponibili nella pagina dedicata alla dichiarazione accessibilità da consultare nel sito di okaccedo.com.
Le buone pratiche: alcuni Comuni si stanno muovendo
Nonostante i ritardi, esistono esempi virtuosi. Diversi Comuni, soprattutto nei capoluoghi di regione o nelle grandi città metropolitane, hanno avviato progetti strutturati per migliorare l’accessibilità dei propri portali. Alcuni hanno adottato piattaforme CMS già conformi agli standard WCAG 2.1, mentre altri si sono affidati a software dedicati per l’analisi automatica dei contenuti digitali.
Particolarmente interessante è il caso di alcuni enti locali che hanno scelto di formare internamente i propri dipendenti, con corsi mirati su accessibilità e inclusività digitale. In questo modo, la competenza non resta esterna, ma diventa patrimonio dell’amministrazione, capace di tradursi in scelte concrete nella gestione quotidiana del sito.
Un altro approccio che sta dando risultati è la collaborazione con le associazioni di persone con disabilità, coinvolte direttamente nella fase di test e validazione dei servizi. Questi feedback “dal campo” sono fondamentali per individuare barriere che i soli test automatici non sono in grado di rilevare. Alcuni Comuni hanno anche introdotto sistemi di accessibilità personalizzabile, che permettono all’utente di modificare dimensioni del testo, contrasto e velocità di lettura, rendendo la navigazione davvero inclusiva.
Accessibilità e trasparenza: un diritto che riguarda tutti
Rendere un sito accessibile non significa solo aggiungere funzioni o correggere errori tecnici: vuol dire cambiare prospettiva, adottare un linguaggio più chiaro, semplificare la struttura dei contenuti, garantire che tutte le informazioni siano raggiungibili in modo equo. In altre parole, accessibilità digitale è trasparenza.
Per questo motivo, l’accessibilità non riguarda solo chi ha disabilità. È un tema che interessa anche persone anziane, cittadini con scarsa alfabetizzazione digitale, chi utilizza dispositivi mobili con connessione limitata, o semplicemente chi si trova in situazioni temporanee di difficoltà. Investire in accessibilità significa investire in un servizio pubblico migliore per tutti.
Le istituzioni locali hanno l’occasione – e la responsabilità – di diventare modelli di innovazione inclusiva. Implementare processi digitali accessibili non è solo una questione di conformità alla legge, ma un atto concreto di giustizia sociale e cittadinanza attiva. E i cittadini possono e devono essere parte attiva di questo cambiamento, verificando i livelli di accessibilità, segnalando le criticità e sostenendo quei Comuni che scelgono di fare la differenza.
Il futuro dell’accessibilità digitale passa anche dai Comuni
L’Italia ha già una normativa solida in tema di accessibilità. Quello che manca, spesso, è l’applicazione capillare. I Comuni rappresentano la prima interfaccia tra lo Stato e il cittadino, e per questo giocano un ruolo fondamentale nella promozione di una società più equa e inclusiva.
Il futuro richiede una visione più integrata e strategica, dove l’accessibilità non sia relegata a un adempimento tecnico annuale, ma diventi parte integrante del disegno dei servizi digitali, della comunicazione istituzionale e delle scelte tecnologiche.
Sarà quindi essenziale non solo aggiornare costantemente le piattaforme, ma anche formare nuove competenze all’interno delle amministrazioni, promuovere sinergie tra enti locali, aziende specializzate e cittadini, e valorizzare i progetti che mettono al centro la persona.
Solo così i Comuni potranno essere non semplici erogatori di servizi, ma garanti di diritti, capaci di accogliere davvero ogni cittadino, anche online. E sarà proprio dall’attenzione a questi dettagli che si potrà misurare il grado di civiltà di una società che sceglie l’accessibilità come principio irrinunciabile.
