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Vallo, Filadelfio Cammarano dopo otto anni ottiene giustizia

La storia di Filadelfio Cammarano

A cura di Carmela Santi
Pubblicato il 25 Giugno 2019
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Una lunga vicenda giudiziaria iniziata otto anni fa per una frode fiscale di 650 milioni di euro. Anche il carcere per Filadelfio Cammarano, imprenditore di Ceraso innovatore negli impianti a Led con lavori in ambito nazionale ed internazionale. Le indagini furono avviare e condotte dalla guardia di Finanza con la procura di Vallo  della Lucania all’epoca guidata dal Procuratore Grippo. Oggi per lui ed altre sei persone tra imprenditori e commercialisti é arrivata la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste ma resta l’amaro in bocca. La società Elettronica Gelbison, sempre su sentenza del tribunale di Vallo, nel frattempo è stata dichiarata fallita. La vita lavorativa di Cammarano completamente distrutta quella personale comprensibilmente stravolta.

Da imprenditore di successo ad un certo punto si è ritrovato vittima della mala giustizia. Per 22 anni dipendente comunale di Ceraso con intuito e lungimiranza crea la società Elettronica Gelbison. Nel 2001 vince gli viene riconosciuto il Premio regionale della qualità, inizia a fornire i colossi di produzione automobilistica e telefonia da Mercedes a Siemens, si propone di illuminare il Ponte sullo stretto di Messina.Un crescendo di successi anche all’estero con lavori a Londra. Illumina i grattacieli degli sceicchi di Abu Dhabi. Ha illuminato anche la cilentana quando dopo anni di attesa è stata ultimata. Il 12 aprile del 2011 l’inizio del suo calvario giudiziario. I finanzieri eseguono una perquisizione a casa e in azienda alla ricerca di una fattura mai esistita.

L’otto agosto dello stesso anno Cammarano viene rinchiuso in carcere insieme ad alte sei persone con l’accusa di aver promosso ed organizzato un’associazione finalizzata alla frode fiscale con emissione ed utilizzo di fattore fiscale. Il tutto sarebbe partito da  una fattura emessa dalla società di Cammarano per un milione di euro. Coinvolte altre due società operanti nel Milanese e nel Comasco. Cammarano, all’epoca 53enne, dopo 5 giorni di carcere ottobre la revoca della custodia cautelare e la sostituisce con l’obbligo di firma.

“Questo – racconta – a dimostrazione che non vi erano prima le esigenze dell misura più restrittiva della libertà personale”. Nonostante la campagna mediatica giudiziaria Cammarano veniva ancora  riconosciuto come innovatore nel campo dell’illuminazione a led. Riesce a lavorare ancora per qualche anno. Ma gli effetti dell’aggressione giudiziaria, racconta, hanno effetti pesanti sula società. “Infatti – dice – in altro procedimento fallimentare anch’esso pieno di tante ombre si arriva ad una inaspettata dichiarazione di fallimento. Il 6 giugno scorso la sentenza di assoluzione perché  il fatto non sussiste. Cammarano oggi si chiede perché ? “Lo Stato  – dice – a seguito di questa inchiesta non recuperato neanche un euro perché le autorità non hanno proceduto ad alcun accertamento o verifica fiscale. Dei 650 milioni nessun recupero.

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