Attualità

Prima Nazionale del film Veleni, girato nel Cilento, al Festival Segreti d’autore

Il film con la regia di Nadia Baldi e sceneggiatura di Nadia Baldi e Ruggero Cappuccio

Carmen Lucia

14 Agosto 2016

Il film con la regia di Nadia Baldi e sceneggiatura di Nadia Baldi e Ruggero Cappuccio

Nell’ambito della rassegna Festival Segreti d’autore (curata da Ruggero Cappuccio) è stato presentato ad Omignano paese in prima nazionale il film “Veleni” (regia di Nadia Baldi, sceneggiatura di Nadia Baldi e Ruggero Cappuccio).
“Veleni” è una fiaba nera, un racconto sulfureo, dove dominano i toni del genere gotico, sospesi tra il lirismo visionario, proprio di una trama metafisica, e registri elegiaci, contaminati anche da esiti parodici e umoristici.
“Veleni”, come suggerisce il titolo fortemente evocativo, sono i balsami che leniscono le ferite dell’amore, ma anche le pozioni che preparano donne-megere protagoniste di un racconto ambientato nel 1951, in un paese del Cilento.
Protagonista è un giovane professore che, tornato in paese per la morte del padre, rivive, come in un recupero analettico, i traumi rimossi dell’infanzia, ritrova una sorella e s’interroga sulla figura del padre, psichiatra che studia le psiconevrosi delle donne, l’isteria femminile, patologia classificata da Jung (più volte citato nel film). Vi dominano figure di donne, caratterizzate soprattutto come metafisiche e corrusche presenze: donne sole, vittime, ma anche carnefici, in uno scenario dove la medicina appare sempre al margine di pratiche magico-rituali.
La scrittura poetica di Ruggero Cappuccio ricorda qui il genere gotico, nato dalle suggestioni del Romanticismo, ricorda Malombra di Fogazzaro, molti racconti di Pirandello, per la rilevanza dell’aspetto teosofico che domina ne Il Fu Mattia Pascal e nei Sei personaggi; evoca le atmosfere di Gabriele D’Annunzio con le sue visioni, a partire da Il mistico sogno e soprattutto i racconti neri di Capuana. Ma la trama metafisica, allucinata, dove domina una preponderante dimensione dello spazio ctonio (nelle scene delle stanze sotterranee girate a Serramezzana), si alterna anche a registri comici, in cui appare evidente il rovesciamento parodico della coppia di Romeo e Giulietta, impersonata dalla straordinaria coppia Franca Abategiovanni e Lello Arena.
Echi e rimandi alla tradizione cinematografica italiana si possono cogliere soprattutto con gli stilemi di Visconti: pensiamo a Morte a Venezia (soprattutto per le riproduzioni degli splendidi costumi curati da Carlo Poggioli). Ma inevitabili suggestioni vengono anche da Il Gattopardo, evidenziabili nelle atmosfere e per esempio nei riferimenti alle paste delle vergini o seni di sant’Agata, un dolce dalla forma sensualissima reso celebre da Tomasi di Lampedusa. Infine un riferimento si può leggere anche nel film di Ugo Betti “Delitto all’isola delle capre”, dove l’uomo appare vittima delle cupidigie erotiche di donne.
Ulteriori rimandi si possono evidenziare anche con i romanzi di Cappuccio, soprattutto per le numerose contaminazioni con “La notte dei due silenzi”, per il topos dominante della solitudine e dell’incomunicabilità, della follia enfatizzata fino allo spasimo, e per il tema lampedusiano del ricordo.

La scheda del film
1951. Un piccolo paesino dell’Italia meridionale popolato da sole donne. Gli uomini sono morti durante il secondo conflitto mondiale o emigrati in America in cerca di fortuna. Uniche eccezioni sono costituite da don Egidio, parroco del luogo, dal farmacista Oreste e da Melograno, un eccentrico e divertentissimo clochard che attraversa campagne e mulattiere con un grammofono a ruote grazie al quale fa risuonare nell’intera vallata i capolavori del melodramma europeo. Antonio, professore di lettere presso un collegio di gesuiti, torna nel suo paese dopo tanti anni di assenza per assistere al funerale di suo padre, il dottor Bonadies, medico condotto e psichiatra del villaggio, amico di Carl Gustav Jung, il quale è morto il giorno prima in circostanze misteriose. Antonio viene accolto da sua madre Bianca e da sua zia Dianora, due eccentriche donne, autrici tra l’altro del suo allontanamento da casa quando, ancora bambino, aveva scoperto la morbosa relazione tra suo padre e le due donne. Durante il funerale Antonio tra i viali del cimitero intravede la figura di una donna vestita di rosso che causa nell’animo del professore inquietanti domande.
Nell’antico Palazzo Bonadies, Antonio, dopo lunghi anni di assenza, trascorre una notte pervasa da incubi dopo aver bevuto uno strano infuso offertogli dalla madre e dalla zia.
La vita della casa si connota di comiche leggerezze assicurate da Annunziata, governante storica della famiglia, che interpreta con buonsenso popolare le stranezze operate quotidianamente da Bianca e Dianora.
Nei sotterranei del palazzo, Antonio scopre un laboratorio in cui le due donne coltivano piante e funghi allucinogeni: si tratta di una passione maturata negli anni in cui il dottor Bonadies le aveva portate con sé in Argentina, prima della nascita di Antonio. Sconvolto dalla rivelazione, Antonio apre un dialogo con Oreste, che consegna al professore una lettera scritta da suo padre. Il paese dispensa misteri e incontri. Antonio ritrova Marta, un’affascinante impiegata postale, con la quale nove anni prima ha avuto un’incandescente relazione.
Il professore è deciso a conoscere le ombre che incombono sul passato di suo padre e sfida l’atmosfera surreale che Bianca e Dianora hanno attivato nella loro vita.
Le incursioni comiche di Melograno, la bonarietà delle donne che abitano il piccolo villaggio, costituiscono il contrappunto comico alla filosofia del viaggio allucinogeno che la madre e la zia di Antonio predicano come via di fuga alle ristrettezze depressive. Il professore torna in collegio dai suoi piccoli allievi ed apre con essi un dialogo di tenera umanità che gli attira le reprimende disciplinari dell’anziano rettore. A Palazzo Bonadies, intanto, Bianca e Dianora preparano un piano spregiudicato contro il professore, che al suo ritorno tra cento colpi di scena, sorprese, nuovi omicidi e raffinatissimi attentati, dovrà affrontare la battaglia decisiva per mettere a nudo l’identità segreta della sua famiglia e della sua storia.

Attori:
Franca Abategiovanni, Vincenzo Amato, Lello Arena, Tosca D’Aquino, Laura De Marchi, Giulio Forges Davanzati, Roberto Herlitzka, Gea Martire, Giuseppe Mannajuolo, Norman Mozzato, Annie Pempinello, Rossella Pugliese, Marina Sorrenti.
sceneggiatura:
Ruggero Cappuccio, Nadia Baldi
fotografia:
Giovanni Ragone
montaggio:
Esmeralda Calabria
scenografia:
Mariangela Caggiani
costumi:
Carlo Poggioli
musica:
Marco Betta
produzione:
Visioni Segrete, Marta Film
paese:
Italia
anno:
2016
durata:
90′
formato:
colore

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