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Olio extravergine in Cilento: il punto sulla campagna olearia 2025 e le previsioni sui prezzi

Novembre è il mese che, da secoli, scandisce i ritmi delle colline cilentane. Il rumore degli scuotitori e il verde intenso delle reti stese sotto gli ulivi secolari non sono solo folclore, ma rappresentano il cuore pulsante dell’economia agricola del territorio. La campagna olearia 2025 sta entrando nel vivo, portando con sé conferme sulla qualità ma anche interrogativi sui costi per le famiglie e i produttori.

Analizziamo come sta andando la raccolta tra il Cilento interno, il Vallo di Diano e la costa, e cosa devono aspettarsi i consumatori quest’inverno.

La sfida del clima e la resa qualitativa

L’annata 2025 è stata caratterizzata da un andamento climatico complesso, che ha messo a dura prova gli agricoltori del salernitano. L’alternanza tra periodi di siccità prolungata e piogge intense ha richiesto una gestione agronomica attenta per preservare la salute delle piante e delle drupe.

Nonostante le difficoltà, le prime moliture nei frantoi del Cilento restituiscono un dato incoraggiante: la qualità organolettica è molto alta. Le analisi preliminari mostrano bassi livelli di acidità e un profilo polifenolico ricco, caratteristiche che confermano l’eccellenza dell’olio DOP Cilento. La minor presenza di attacchi parassitari, come la mosca olearia, in molte zone collinari ha permesso di ottenere un prodotto sano e genuino.

Le previsioni sui prezzi per i consumatori

Il tema più ricercato online e più discusso tra le famiglie riguarda il costo finale. Dopo i rincari record degli ultimi due anni, il mercato sembra cercare un nuovo equilibrio, ma parlare di un ritorno ai prezzi pre-2022 è prematuro. Un buon olio non può scendere, secondo le associazioni di settore, sotto i 12 euro. Anzi l’invito è a diffidare da prezzi troppo bassi.

I costi di produzione sono aumentati: carburante agricolo, energia elettrica per i frantoi e manodopera incidono pesantemente sul prezzo al litro. Nel Cilento, il prezzo alla produzione per un olio extravergine di alta qualità si sta assestando su cifre che riflettono il valore del lavoro artigianale e la scarsità del prodotto in alcune aree del Mediterraneo.

Per il consumatore finale, è fondamentale diffidare delle offerte “sottocosto” della grande distribuzione che propongono olio a pochi euro: spesso si tratta di miscele di oli comunitari che nulla hanno a che vedere con l’oro verde delle nostre colline. Acquistare direttamente in frantoio o dai piccoli produttori locali rimane la strategia migliore per garantire la qualità e sostenere l’economia del territorio.

Il valore del marchio DOP Cilento

In un mercato globale sempre più competitivo, la denominazione di origine protetta (DOP) Cilento rappresenta un’ancora di salvezza e un marchio di garanzia. Questo riconoscimento non certifica solo la provenienza geografica, ma assicura che l’olio sia stato prodotto seguendo un rigido disciplinare che tutela la biodiversità locale.

Le varietà autoctone come la Pisciottana, la Rotondella e la Salella non offrono solo un sapore unico, ma sono anche piante resilienti, capaci di adattarsi meglio ai cambiamenti climatici rispetto alle varietà intensive. Valorizzare queste cultivar significa proteggere il paesaggio cilentano dall’abbandono e dal dissesto idrogeologico.

Turismo dell’olio: una risorsa da sfruttare

Un trend in forte crescita per il 2025 e 2026 è l’oleoturismo. Sempre più visitatori, italiani e stranieri, scelgono il Cilento non solo per il mare, ma per vivere l’esperienza della raccolta e della degustazione in frantoio. Le aziende agricole che si sono attrezzate per l’accoglienza stanno registrando un interesse crescente, trasformando l’olio da semplice condimento a vero e proprio attrattore turistico.

La campagna olearia 2025 si conferma dunque un momento cruciale: se da un lato i prezzi richiedono sacrifici ai consumatori, dall’altro la qualità del prodotto cilentano continua a non temere rivali, ribadendo il ruolo centrale di questa terra nella promozione della Dieta Mediterranea.

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