È scontro aperto ad Ascea sulla mancata attuazione della cosiddetta “Legge Daniele” (Legge regionale n. 5/2005). Al centro della polemica, sollevata con forza dal Codacons Cilento, c’è il silenzio dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Stefano Sansone rispetto a una richiesta di chiarimenti che giace inascoltata da mesi. La questione, partita da un’interrogazione della minoranza, sta assumendo contorni ben più ampi, con l’associazione dei consumatori pronta a portare le carte in Procura e alla Corte dei Conti per ipotetico danno erariale.
Il silenzio istituzionale e i rischi economici
Tutto nasce dalla richiesta formale avanzata dall’avvocato Pasquale D’Angiolillo, consigliere di minoranza, che mesi fa aveva sollecitato la convocazione di un Consiglio comunale straordinario. L’obiettivo era fare luce sullo stato dell’arte della legge regionale e, in particolare, sul Piano Urbanistico Attuativo (P.U.A.).
Secondo quanto riportato dal Codacons, questo strumento urbanistico sarebbe stato regolarmente pagato con risorse pubbliche, ma non è mai approdato in Consiglio comunale per l’approvazione, né è mai stato reso operativo. Una situazione di stallo che l’associazione definisce «grave e ingiustificabile», sottolineando come il perdurare del silenzio rischi di causare la perdita definitiva dei finanziamenti regionali e l’abrogazione dell’impianto normativo, rendendo vana la spesa già sostenuta dai contribuenti.
I dubbi sulla gestione dei fondi pubblici
L’avvocato Bartolomeo Lanzara, presidente del Codacons Cilento, ha alzato il livello del confronto, spostandolo dal piano politico a quello delle responsabilità contabili. «Quando su atti amministrativi finanziati con fondi pubblici cala un silenzio così prolungato – ha dichiarato Lanzara – non siamo più davanti a una dialettica politica, ma a un problema di responsabilità amministrativa e contabile. I cittadini hanno diritto di sapere come sono stati spesi i loro soldi e perché un piano pagato non sia mai entrato in funzione».
L’associazione ha stilato una lista di interrogativi che attendono ancora risposta:
• Perché il P.U.A., nonostante i costi sostenuti, non è mai stato portato in Consiglio per l’approvazione?
• Per quale motivo il Comune di Casal Velino, partner nella Legge Daniele, non ha mai ricevuto copia del piano?
• La Regione Campania ha già richiesto la restituzione delle somme anticipate?
• Perché i cittadini di Ascea devono farsi carico di un piano urbanistico mai divenuto operativo?
L’ultimatum del Codacons
La vicenda sembra destinata a uscire dalle mura del municipio per approdare nelle aule di giustizia. Il Codacons ha infatti lanciato un ultimatum: in assenza di chiarimenti immediati e documentati, verrà investito della questione il Difensore Civico regionale.
Non solo: l’associazione ha chiarito che, qualora dovessero emergere profili di irregolarità o spreco di denaro pubblico, trasmetterà tutti gli atti alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica. «La tutela delle finanze pubbliche e del territorio – conclude la nota del Codacons – non può restare ostaggio del silenzio istituzionale».
