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Pedopornografia: confermata condanna per il sindaco di Rofrano Nicola Cammarano

Confermata la condanna ad un anno per pedopornografia per Nicola Cammarano. Sul suo pc immagine erotiche di bambine

A cura di Carmela Santi
Pubblicato il 6 Novembre 2021
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ROFRANO. Nicola Cammarano navigava frequentemente su siti pedopornografici, scaricava volontariamente immagini di minori, le visionava e le custodiva. Non è finito casualmente sui siti che proponevano immagini e video di bambini in posizioni erotiche. È quanto si legge nella sentenza di condanna di secondo grado che ha confermato la pena ad un anno di carcere per il primo cittadino di Rofrano.

Nella sentenza, depositata nei giorni scorsi, viene sconfessato l’operato del perito nominato dal Tribunale durante il processo di primo grado, Roberto Merola, che per mancanza di chiarezza viene sostituito dalla Corte d’Appello dall’ingegnere Angelo Martini.

Pedopornografia, le analisi del perito

Il nuovo perito, ripetutamente sollecitato durante il processo di secondo grado, ha categoricamente escluso che la navigazione di Cammarano sui siti pedopornografici e lo scarico di file ritraenti minori potessero essere stati involontari, così come sostenuto dalla difesa.

L’ingegnere Martini ha ribadito che i contenuti pedopornografici sono stati aperti dal 2012 al 2015. Sul pc del sindaco posto sotto sequestro dalla guardia di finanza sono stati rinvenuti video pedopornografici e 896 immagini ritraenti per lo più ragazzine e bambine che mostrano parti intime.

La corte di Appello di Salerno ha confermato la condanna ad un anno ed ha trasmesso alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania gli atti nei confronti del consulente Merola in relazione al delitto di falsa perizia.

I fatti

La vicenda giudiziaria ha inizio nel febbraio del 2015 quando la Guardia di Finanza, dopo dei controlli nello studio da commercialista di Cammarano, allargati poi alla sua abitazione, mise agli arresti il sindaco che per un giorno intero rimase rinchiuso a Vallo, con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Su un computer a lui in uso vennero ritrovati i file compromettenti riguardanti minori. Ad aprile 2016 si aprì il processo di primo grado.

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