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Vallo: “La mia attività chiusa nonostante il parere del Governo”

Negozio di sigarette elettroniche chiusa perché non rientra tra le rivendite di tabacchi, ma per il Governo potrebbe restare aperta

A cura di Arturo Calabrese
Pubblicato il 31 Marzo 2020
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«Mi è stata negata la possibilità di aprire la mi attività, creando un danno a me stesso e ai concittadini». È questa, in breve, la denuncia di Vincenzo La Torraca, commerciante vallese di sigarette elettroniche. «Il Decreto del Presidente del Consiglio dell’11 marzo 2020 – dice – nella sezione relativa ai pubblici esercizi e attività commerciali che hanno il permesso di rimanere aperte, rientra a pieno titolo la mia rivendita di sigarette elettroniche e dei relativi liquidi per eventuali ricariche. Essa rientra, come specificato nell’elenco delle domande frequenti, nella definizione di vendita dei prodotti per fumatori».

Sigarette elettroniche: Il parere della Presidenza del Consiglio dei Ministri

“Le rivendite di sigarette elettroniche e prodotti liquidi da inalazione rientrano tra le categorie di esercizi esclusi dall’obbligo di sospensione e/o chiusura rientrando nella definizione di vendita di prodotti per fumatori. La vendita è consentita sia se effettuata in tabaccherie ordinarie sia se effettuata in esercizi di vicinato diversi dalle tabaccherie, a condizione che si tratti di esercizi specializzati nella vendita esclusiva di sigarette elettroniche e prodotti liquidi da inalazione“.

Faq pubblicata sul sito della Presidenza del consiglio dei ministri

Negozio di sigarette elettroniche chiuso: il parere della polizia locale

Onde evitare problemi, il giovane commerciante ha scritto al comandante dei caschi bianchi Antonio Musto anche al fine di avere delucidazioni in merito. La richiesta è stata formulata via posta certificata, stesso canale utilizzato per la risposta: «L’attività – scrive il comandante – non è classificata come “tabacchi” e/o codice ateco 47.2 pertanto, a parere dello scrivente, non è esclusa dal divieto». A questa risposta, La Torraca ha ribattuto appellandosi alla nota n. 92893 del Monopolio pubblicata il 17 marzo: «La mia attività può continuare – dice – e non capisco perché ci si ostini a mantenerla chiusa. A meno che non esistano altri divieti locali o regionali, in tal caso vorrei esserne a conoscenza, credo che io abbia il diritto e il dovere, nei confronti dei miei clienti, di poter aprire la mia attività. Il tutto – aggiunge – con le precauzioni del caso».

Alla seconda missiva, il giovane non ha ricevuto risposta mentre l’attività chiusa non gli permette sostentamento, in un periodo difficile per tutti. «Questo è però solo uno dei problemi – ci spiega La Torraca – i miei clienti sono obbligati a degli spostamenti anche di diversi chilometri ed oggi sappiamo tutti quanto essi debbano essere contingentati. Qualcuno di essi, dato preoccupante, non potendo rifornirsi di liquido – aggiunge – è tornato alla normale sigaretta, con danni alla salute appurati dai medici».

L’appello del commerciante

L’appello del commerciante è dunque semplice: «Un’apertura anche limitata, almeno per assicurare un servizio al cittadino che in questo modo può non spostarsi. Se il permesso non mi dovesse essere accordato – termina – vorrei almeno capirne la motivazione perché il silenzio di chi di dovere è davvero assordante».

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