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Agropoli, condanne ai rom: “comunità coesa capace di reagire in massa”

Per il giudice i componenti delle famiglie Marotta - Cesarulo sono "una comunità coesa capace di reagire unitariamente e in massa"

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 24 Luglio 2019
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Tribunale

AGROPOLI. Arrivano le motivazioni della sentenza con la quale il giudice del tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino, ha condannato cinque componenti del gruppo rom di Agropoli. Si tratta di Enzo Cesarulo (1 anno e 6 mesi), Vito Marotta detto Dumbone (1 anni), Vito Marotta classe ’90 (10 mesi), Vito Marotta detto Corleone (6 mesi) e Antonio Marotta detto Capone. Quest’ultimo fu colui accusato di aver minacciato i carabinieri della compagnia di Agropoli.

L’indagine partì anche grazie al sindaco di Agropoli, Adamo Coppola, che segnalò di aver subito minacce da parte di alcuni componenti della famiglia. Il giudice ha escluso le accuse inizialmente mosse ai danni ai cinque Marotta – Cesarulo: nessun clan ma un gruppo pericoloso e nello specifico “una comunità coesa capace di reagire unitariamente e in massa”, nel caso specifico dell’indagine che ha portato alle cinque condanne contro i carabinieri.

Quanto al caso che vede coinvolto il sindaco di Agropoli, il giudice ha invece confermato l’esistenza di un “rapporto dialettico” non soltanto con l’attuale sindaco, ma anche con l’ex Franco Alfieri. Ma si tratta di episodi che sono al centro dell’inchiesta della DDA che ha portato Alfieri e Coppola ad essere indagati per voto di scambio politico – mafioso.

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