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Curiosità: Natale tempo di tombola! Vediamo il significato dei numeri

Storia e tradizione di uno dei giochi classici delle festività natalizie

Redazione Infocilento

25 Dicembre 2017

Storia e tradizione di uno dei giochi classici delle festività natalizie

InfoCilento - Canale 79

La tombola è uno dei giochi tradizionali delle festività natalizie. E’ di origine napoletana, nato nel XVIII secolo come alternativa al lotto.

Secondo la tradizione la tombola sarebbe nata nel 1734 da una discussione tra il re Carlo di Borbone e padre Gregorio Maria Rocco circa il gioco del lotto, che il primo voleva sotto controllo pubblico, per evitare che in seguito alla sua soppressione vi fosse il fiorire del lotto clandestino, e il secondo considerava immorale per motivi religiosi. Il compromesso fu trovato vietando il gioco durante le festività natalizie, durante le quali le famiglie si organizzarono con questa versione da casa, che divenne presto una consuetudine di quei giorni dell’anno.

La numerologia della tombola fa riferimento alla smorfia napoletana. Vediamo allora insieme il significato dei numeri della Tombola.

1: L’uno (“Il numero 1/Il primo”), una cosa unica e irripetibile, anche se dopo l’Unità è stato anche usato per definire L’Italia.

2: La piccerella (“La bambina/Donna piccola”), la bambina;

3: ‘a Gatta (“Un gatto femmina”), la gatta

4: ‘o puorco, il maiale inteso sia come animale che come uomo poco gentile.

5: ‘a mana, la mano

6: chella ca guarda ‘nterra (“Vagina/vulva/organi femminile”), la cosa che guarda a terra, indicazione delle parti intime femminili.

7: ‘o Vaso, il vaso.

8: a’ Maronna, la Madonna, a volte anche la mamma defunta

9: ‘a figliata (“Gruppo di figli”), la figliata, figli nati da una stessa gravidanza.

10: ‘e fasule, i fagioli.

11: ‘e suricille, i topi piccoli quelli che solitamente entrano in casa, e che si trovano nelle campagne.

12: ‘o surdate, i soldati. A volte si può utilizzare questo numero pure per indicare un guerriero medievale o Samurai

13: Sant’Antonio, inteso come Sant’Antonio da Padova. Santo protettore della città di Padova.

14: ‘o mbriaco, l’ubriaco molesto ma anche quello ilare.

15: ‘o guaglione, l’adolescente o il ragazzo.

16: ‘o culo (“Il deretani”), il culo o il sedere, principalmente riferito come “Un colpo di fortuna”

17: ‘a disgrazia. La disgrazia, abbinata naturalmente all’antico pensiero che il 17 fosse un numero sfortunato, perché tradotto in numeri romani, e letto in latino il suo significato era: Morte

18: ‘o sanghe, il sangue.

19: ‘a resata, la risata molto forte.

20: ‘a festa, sia religiosa che popolare.

21: ‘a femmena annura (“Donna nuda/poco vestita/in topless”), la femmina nuda simbolo non di pensieri sconci, ma della bellezza molto accentuata.

22:’o pazzo (“Il pazzo/Uomo che ha comportamenti folli”), non il matto da curare, ma colui che compie azioni sopra le righe e considerate folli.

23: ‘o scemo, lo scemo.

24: ‘e gguardie, intese come guardie carcerarie, ma anche come i poliziotti della polizia penitenziaria.

25: Natale. Il natale

26: Nanninella, derivante del nome Anna, madre della Vergine Maria.

27: ‘o cantero, il vaso da notte.

28: ‘e zizze, il seno o le mammelle di donna innanzitutto, ma anche di animali.

29: ‘o pate d’e criature, il padre dei bambini, utilizzato per indicare l’organo riproduttivo maschile.

30: ‘e ppalle d’o tenente (“Le munizioni/Colpi di pistola o di fucile”), la traduzione letteraria è le munizioni del tenente.

31: ‘o padrone ‘e casa: il padrone della casa in fitto.

32: ‘o capitone: l’anguilla femmina, un piatto tipico, cucinato nei tempi antichi nel periodo di natale nella città di Napoli e nei suoi comuni.

33: ll’anne ‘e Cristo, l’età in cui Gesù Cristo morì in croce.

34: ‘a capa, la testa.

35: l’aucelluzz, l’uccellino.

36: ‘e castagnelle, le castagnette che si riferiscono alla versione popolare delle nacchere spagnole.

37: ‘o monaco, inteso come il monaco con la tunica ordinato.

38: ‘e mmazzate, le mazzate, le percosse.

39: ‘a funa n’ganna, la corda al collo: l’impiccagione, essere impiccato o impiccarsi.

40: ‘a paposcia, questa è il nome per identificare l’ernia inguinale, riferito più che altro al sesso maschile.

41: ‘o curtiello, questo sta per indicare solo il coltello come arma e non quello da tavola.

42: ‘o caffè: naturalmente la bevanda più amata dai napoletani che ne sono maestri, il caffè.

43: ‘onna pereta fore ‘o barcone: letteralmente, Donna Pereta affacciata al balcone, questa è un’immagine utilizzata per descrivere una donna pettegola e solitamente facente parte del popolo.

44: ‘e ccancelle, sono le carceri.

45: ‘o vino buono, il vino buono.

46: ‘e denare, il denaro inteso più come moneta che come banconote.

47: ‘o muorto, il morto, si rifà principalmente a un parente o un conoscente defunto da poco tempo.

48: ‘o muorto che parla: una delle espressioni più famose della Smorfia, il morto che parla e colui che può dare i numeri vincenti, portare consiglio ecc… Solitamente è di buon auspicio nei sogni o di avvertimento.

49: ‘o piezzo e carne: il pezzo di carne, non inteso come un taglio da macelleria, ma inteso, con una visione un po’ antica e misogina, come l’espressione per intendere una donna con un corpo prosperoso e bello da vedere.

50: ‘o ppane, il pane, un alimento immancabile a tavola ieri come oggi.

51: ‘o ciardino, il giardino.

52: ‘a mammà. La mamma una delle figure più importanti, tenere e consolatrici nel mondo della smorfia.

53: ‘o viecchio, il vecchio inteso in senso positivo come un anziano saggio e in grado di fornire consigli.

54: ‘o cappiello, il cappello, segno una volta di soldi e benestare.

55: ‘a museca (“La musica”), considerata principalmente la musica popolare, quella delle feste patronali e di piazza.

56: ‘a caruta (“Caduta/L’atto del cadere a terra”), la caduta a terra di una persona, una caduta solitamente divertente ed esilarante.

57: ‘o scartellato, il gobbo (“Colui che ha la gobba”): Una figura molto conosciuta anche questa nella Smorfia e nella superstizione in generale il gobbo si dice porti fortuna se si tocca la sua gobba.

58: ‘o paccotto (“Il pacco/pacchetto”) un pacchetto che può essere un pacco della posta, o un pacco imballato.

59: ‘e pile (“Peli/Peluria”) i peli maschili considerati principalmente come un vanto maschile e virile.

60: ‘o lamiento (“Il lamento/ Lamentarsi “), il dolore per un avvenimento serio.

61: ‘o cacciatore.

62: ‘o muorto acciso, una persona morta assassinata.

63: ‘a sposa: la sposa, dunque la ragazza che diviene donna e crea una famiglia.

64: ‘a sciammeria, la giacca per gli eventi e le cerimonie.

65: ‘o chianto, il pianto, di rammarico vero e dolore.

66: ‘e doie zetelle: letteralmente le due nubili, comunque “zitelle” e dunque anziane mai sposate.

67: ‘o totaro int’a chitarra, il totano nella chitarra, quest’espressione è esplicitamente rivolta all’atto sessuale tra uomo e donna.

68: ‘a zuppa cotta, la zuppa cotta è un alimento che denotava la classe operaia e quella povera.

69: sott’e ‘ncoppa, il sottosopra, come il numero 69 appare, anche qui il numero della smorfia si rifà a una dicotomia intesa come prettamente sessuale.

70: ‘o palazzo: la casa in cui si risiede, di proprietà.

71: l’ommo ‘e mmerda, l’uomo di merda inteso come una persona di cui non ci si può fidare, che ha fatto un torto, o che comunque si comporta in malo modo nella vita.

72: ‘a maraviglia, la meraviglia.

73: ‘o spitale, l’ospedale.

74: ‘a rotta, la grotta, in particolare s’intende quella in cui nacque Gesù.

75: Pulcinella figura carnevalesca, simbolo della città Napoletana, considerato anche un buon portafortuna.

76: ‘a funtana, la fontana, come l’acqua metafora della vita.

77: ‘e riavulille, i diavoletti.

78: ‘a bella figliola, la prostituta.

79: ‘o mariuolo, la persona disonesta o il ladro.

80: ‘a vocca, la bocca.

81: ‘e sciure, i fiori.

82: ‘a tavula ‘mbandita, il banchetto, inteso come desiderio di chi vive nella povertà.

83: ‘o maletiempo: il mal tempo.

84: ‘a cchiesa, la chiesa come edificio e non come dogma.

85: ll’aneme ‘o priatorio, il purgatorio e le sue anime.

86: ‘a puteca, il negozio ma più precisamente la bottega, come un negozio di alimentari.

87 :’e perucchie, i pidocchi, segno di sporcizia ma anche di povertà

88: ‘e casecavalle, i caciocavalli (formaggio), ma spesso riferito anche al seno della donna.

89: ‘a vecchia, la vecchia una donna anziana, ma anche visto come il trascorrere del tempo.

90: ‘a paura, la paura.

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