Il Natale varca le soglie delle carceri italiane e fa tappa a Vallo della Lucania. Oggi, giovedì 18 dicembre, la casa circondariale cilentana sarà tra i 56 istituti penitenziari protagonisti della tredicesima edizione de “L’ALTrA cucina… per un pranzo d’amore”. L’iniziativa, promossa da Prison Fellowship Italia, trasformerà per un giorno la realtà carceraria in un luogo di condivisione e festa, portando un segnale concreto di vicinanza a chi sta scontando la propria pena.
I numeri di una mobilitazione nazionale
Quello che prenderà il via domani è un evento di portata imponente che coinvolge l’intera penisola, da Nord a Sud. Sono oltre 9.000 i detenuti che siederanno a tavole imbandite a festa, serviti da un esercito della solidarietà composto da 1.300 volontari. A dare un volto a questo impegno ci saranno anche un centinaio di personalità note tra attori, artisti e musicisti, pronti a offrire non solo un pasto, ma una parola di conforto e un momento di normalità.
La filosofia del pranzo d’amore
L’obiettivo dichiarato da Marcella Clara Reni, presidente di Prison Fellowship Italia, è quello di rendere reale ciò che dovrebbe essere ordinario. Nelle carceri coinvolte, tra cui spicca l’importante presidio di Vallo della Lucania, la qualità sarà protagonista assoluta: i pasti sono infatti affidati a cuochi d’alta cucina e chef stellati, che mettono la propria arte al servizio degli ultimi. Un esempio storico di questo impegno è rappresentato da Filippo La Mantia, che per il dodicesimo anno consecutivo curerà il pranzo nel carcere di Rebibbia a Roma.
Il valore del progetto per il territorio
L’adesione di Vallo della Lucania a questa rete nazionale di solidarietà sottolinea la sensibilità della direzione e del personale della struttura locale. La crescente richiesta da parte dei direttori degli istituti di tutta Italia testimonia quanto momenti come questo siano fondamentali per il clima interno e per il percorso rieducativo dei detenuti. In un periodo dell’anno spesso segnato dalla solitudine, “L’ALTrA cucina” rappresenta un ponte tra la società civile e le mura del carcere, ricordando che la dignità umana e la speranza non possono essere recluse.
