I Consiglieri Comunali di minoranza di Capaccio Paestum hanno indirizzato una richiesta al Sindaco, alla Giunta Comunale e al Segretario Comunale, chiedendo una verifica sul procedimento di rilascio dell’autorizzazione unica per l’installazione di un impianto di telecomunicazione 5G in Via Cupone a Capaccio capoluogo. La richiesta, presentata dai Consiglieri Simona Corradino, Marianna Ruggiero, Domenico De Riso e Luigi Gino Delli Priscoli, solleva dubbi sulla legittimità della procedura e sull’impatto visivo della struttura.
Le criticità
La minoranza ha premesso che con la determinazione n. 772 del 20 giugno 2025, l’Ufficio SUAP ha concluso favorevolmente la conferenza dei servizi per l’impianto 5G della società INWIT, da installarsi in Via Cupone snc (foglio 42 particella 130). Tuttavia, l’area in questione è in pieno centro cittadino, a ridosso di abitazioni e all’interno di un panorama unico al mondo e paesaggisticamente tutelato da un decreto ministeriale del 1967, che la descrive come “un quadro naturale panoramico di incomparabile bellezza godibile da ognuno degli innumerevoli punti di belvedere accessibili al pubblico…”. I Consiglieri contestano la relazione paesaggistica presentata dalla INWIT, che nonostante affermi come “la soluzione adottata, considerata la limitatezza dell’intervento e la sua localizzazione, non determina rilevanti problemi di compatibilità paesaggistica, garantendo al contempo che non si produca una diminuzione delle qualità paesaggistiche del contesto”, appare “superficiale” e priva di elementi essenziali come un rendering realistico o skyline per una corretta verifica dell’impatto.
Inoltre, si evidenzia che la conferenza dei servizi si è svolta in modalità asincrona e si è conclusa con l’acquisizione silente del parere della Soprintendenza e del Responsabile al Paesaggio del Comune, che “nulla hanno evidenziato rispetto alle gravissime carenze documentali”. La minoranza sottolinea che solo dopo l’installazione dell'”enorme antenna” si è potuto constatare il “devastante danno al paesaggio”. L’impianto è visibile non solo dal panorama circostante e dai giardini storici del capoluogo (da cui si scorge il mare e l’area archeologica di Paestum), ma addirittura dalla strada statale 18 che porta ad Agropoli.
Possibili violazioni
Il documento dei Consiglieri di minoranza rileva che gli Uffici avrebbero “del tutto pretermesso di verificare la compatibilità dell’impianto con il piano di localizzazione ed il regolamento approvati con la delibera di Consiglio Comunale n. 58/2023”. Tali atti prevedevano l’individuazione di aree preferenziali per l’installazione delle infrastrutture, con l’obiettivo di evitare installazioni in pieno centro abitato, utilizzare prioritariamente aree comunali, favorire il co-siting tra i gestori, e minimizzare l’esposizione della popolazione alle radiazioni elettromagnetiche e l’impatto paesaggistico. Citando la giurisprudenza più recente (TAR Campania Salerno, 799/2025), la minoranza evidenzia come l’individuazione dell’area di installazione dovrebbe essere preceduta da un’ampia analisi del territorio per selezionare i luoghi più adeguati, contemperando l’interesse pubblico-privato all’espansione della rete con gli altri interessi pubblici e privati coinvolti. I Consiglieri concludono che “è evidente che nella fattispecie in esame l’autorizzazione unica è stata rilasciata illegittimamente attesa la palese carenza di istruttoria, la violazione di legge e la gravissima omessa comparazione tra gli interessi coinvolti”, e che “è del tutto mancata la pur possibile individuazione di un sito alternativo dove poter installare l’infrastruttura preservando nel contempo il paesaggio e la salute dei cittadini”.
Le richieste
Per questi motivi, i Consiglieri chiedono l’adozione degli atti necessari di indirizzo politico-amministrativo affinché gli Uffici competenti provvedano alla verifica di legittimità dei provvedimenti emessi, con tutti i necessari approfondimenti istruttori omessi riguardanti aspetti paesaggistici, sicurezza, accesso dalla sede stradale e rispetto del piano delle localizzazioni. Chiedono inoltre che vengano emessi i provvedimenti previsti, anche in autotutela, e che l’Amministrazione intraprenda ogni utile iniziativa con la società INWIT per individuare un sito alternativo che soddisfi gli interessi contrapposti, “a tutela del prevalente interesse pubblico”.