Cilento

Il 15 giugno il Cilento celebra la solennità di San Vito Martire: fede e tradizione nelle comunità locali

Dalla raccolta delle spighe ai taralli benedetti: il culto di San Vito Martire continua a vivere nel cuore del Cilento

Concepita Sica

14 Giugno 2025

San Vito

San Vito, conosciuto anche come San Vito Martire o San Vito di Lucania, è uno dei Santi più amati d’Europa, in particolare nel sud Italia e nel Cilento. Patrono di numerose città, il suo nome è associato a molte località che ne testimoniano il culto radicato.

Una vita legata al Cilento

Secondo la tradizione, San Vito nacque nel 286 a Mazara, in Sicilia, da Ila, un nobile pagano, e da Bianca, virtuosa cristiana. Rimasto orfano di madre alla nascita, fu affidato alle cure della nutrice Crescenzia e del precettore Modesto, entrambi cristiani, che lo iniziarono alla fede fino a condurlo al battesimo.

Quando il padre scoprì la conversione del figlio, tentò con ogni mezzo di riportarlo al paganesimo, arrivando persino a denunciarlo alle autorità. Condotto davanti a Valeriano, governatore della Sicilia e persecutore dei cristiani sotto Diocleziano, il giovane Vito resistette alle minacce e alla tortura. Secondo la leggenda, una paralisi improvvisa colpì Valeriano quando tentò di farlo flagellare, scioltasi solo grazie all’intercessione del Santo.

Il viaggio e i miracoli

Fuggito con Crescenzia e Modesto sotto la guida di un Angelo, Vito approdò a Capo Egitarso, oggi San Vito Lo Capo. Durante il viaggio compì numerosi miracoli, tra cui la resurrezione di un ragazzo sbranato dai cani. Dopo aver lasciato la Sicilia, il gruppo giunse alla foce del fiume Sele, nel Cilento, dove il giovane continuò a predicare e operare prodigi.

Il suo crescente seguito, però, attirò nuovamente l’attenzione delle autorità. Diocleziano stesso lo fece arrestare per guarire il proprio figlio epilettico. Il miracolo avvenne, ma invece della gratitudine, il Santo fu nuovamente torturato. Uscì illeso dal calderone di pece bollente, sopravvisse ai leoni e subì il martirio assieme a Crescenzia e Modesto. Si spense il 15 giugno del 303, sulle rive del Sele, liberato da angeli dopo l’ultimo supplizio.

Il culto e le tradizioni

Nell’iconografia, San Vito appare come un giovane in toga praetexta, spesso accompagnato da un cane o da un leone, simboli dei miracoli da lui compiuti. Una leggenda popolare lo lega anche al grano: avrebbe convinto Gesù a risparmiare la parte superiore della spiga per nutrire i cani, gesto che oggi si riflette nei riti della festa.

Il 15 giugno, i contadini di Capaccio raccolgono spighe da far benedire in chiesa, e i tradizionali taralli di San Vito vengono distribuiti a Felitto e Bellosguardo durante la processione.

Le sue reliquie sono custodite in oltre 150 città europee, tra cui Pisciotta, dove una preziosa ampolla conterrebbe il sangue del Santo.

Nel Cilento, la sua devozione è ancora fortissima. La storica chiesa di San Vito nella Piana del Sele, documentata già nel 1042, e la cappella sul luogo del martirio tra Felitto e Bellosguardo sono solo alcune delle testimonianze del culto.

Durante la novena, i fedeli si affidano alla protezione del giovane martire, la cui figura rimane simbolo di fede e coraggio per intere generazioni.

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