Il Tribunale del Riesame di Salerno ha annullato il decreto di sequestro probatorio dei dispositivi informatici a carico del consigliere regionale Luca Cascone. La decisione segue la sentenza della Corte di Cassazione, che aveva rinviato gli atti al tribunale salernitano per una nuova valutazione. Di conseguenza, è caduta l’ipotesi di reato di associazione a delinquere che era stata contestata a Cascone.
La pronuncia della Cassazione e le motivazioni del Riesame
La Suprema Corte, con un provvedimento di annullamento con rinvio le cui motivazioni sono state pubblicate a metà maggio, aveva già evidenziato come la semplice presenza di Cascone in un gruppo WhatsApp con altri indagati non costituisse un elemento sufficiente a provare la sua partecipazione all’ipotizzata associazione a delinquere.
Il Tribunale del Riesame, presieduto dal giudice Dolores Zarone, ha recepito tali indicazioni. Nell’ordinanza si legge: “Questo tribunale prende atto che gli elementi da cui ha ritenuto il fumus in ordine alla astratta configurazione del reato associativo contestato non sono stati ritenuti rilevanti e, comunque, sufficienti, dalla Suprema Corte che, tra l’altro, ha ritenuto necessario che il Tribunale dovesse ripercorrere anche le evidenze istruttorie relative alle tre gare di appalto per le quali è stato già emesso un doppio decreto di sequestro probatorio.” Questo ha portato all’annullamento del sequestro e, di riflesso, alla caduta dell’accusa associativa per Cascone.
Il “sistema Alfieri” e l’indagine sugli appalti
Il sequestro dei dispositivi di Cascone, difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore, era stato disposto il 3 dicembre dello scorso anno su richiesta del pm Alessandro Di Vico. L’iniziativa rientrava nella seconda fase degli approfondimenti sul cosiddetto “sistema” di Franco Alfieri, ex sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno.
L’indagine si concentra su presunti illeciti negli affidamenti di appalti relativi a un lotto della Fondovalle Calore, al prolungamento dell’Aversana e alla realizzazione del sottopasso ferroviario nella Città dei Templi. Oltre a Cascone e Alfieri, l’indagine ha coinvolto altre sette persone, tra cui l’imprenditore Nicola Aulisio, il funzionario dell’Ente di Palazzo Sant’Agostino, Angelo Michele Lizio, l’ex staffista di Alfieri, Andrea Campanile, e i funzionari del Comune di Capaccio, Giovanni Vito Bello e Federica Turi. Per questi indagati, oltre all’associazione a delinquere, era stata ipotizzata anche l’accusa di concorso in turbata libertà degli incanti.
Il commento di Luca Cascone sui social media
Subito dopo la decisione, Luca Cascone ha commentato la vicenda sul suo profilo social, esprimendo sollievo e ribadendo la sua estraneità ai fatti. “Con il supporto decisivo del mio avvocato Cecchino Cacciatore, abbiamo fatto un altro importante passo in avanti verso la definitiva risoluzione di una problematica che mi ha visto inaspettatamente coinvolto,” ha scritto il consigliere regionale. Ha aggiunto: “Come ho già detto in questi mesi è stato fatto un lavoro puntuale ed approfondito, giuridico e tecnico che ha posto le solide basi della difesa; lavoro che sappiamo essere non ancora finito e che si continuerà a fare con grande attenzione.” Concludendo con una nota di fiducia e una stoccata a chi lo ha criticato: “Dopo tanti giorni di stress e preoccupazioni, è un giorno positivo: per me, per la mia famiglia e per tutti gli amici e le persone che mi (e ci) vogliono bene; aspettiamo ancora un po’ di tempo (che è galantuomo!) e le malelingue, che non mancano mai, dovranno riscrivere tutti i post carini che mi hanno dedicato… uno alla volta lo chiederemo a tutti.” La vicenda, che ha visto Cascone coinvolto come “fedelissimo” del governatore Vincenzo De Lucanella seconda tranche dell’indagine sul “sistema Alfieri“, segna un punto a suo favore in questo complesso iter giudiziario.