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Otto mostre inaugurano il Premio Pio Alferano il 22 luglio a Castellabate

Ecco il programma

A cura di Comunicato Stampa
Pubblicato il 13 Luglio 2017
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Ecco il programma

Particolarmente ricco di proposte espositive, con sette mostre e un murale appositamente realizzato, il Premio Pio Alferano 2017 trasforma il Castello dell’Abate in una grande esposizione d’arte aperta gratuitamente al pubblico dal 22 luglio al 30 di settembre.

Alla presenza di Vittorio Sgarbi, Direttore Artistico della Fondazione, degli artisti e dei curatori, tutte le mostre si inaugureranno il 22 luglio, dopo la cerimonia che vedrà premiati per questa edizione grandi personaggi dello spettacolo, della cultura e dell’arte.

La grande kermesse artistica del Premio Pio Alferano presenta quest’anno le mostre di Piero Guccione “L’armonia dell’invisibile” a cura di Giuseppe Iannaccone; di Carlo Guarienti “Finzione ambigua” a cura di Giuseppe Iannaccone; di Pino Navedoro “Di-segno e destino” a cura di Cristina Mazzantini; di Rocco Iannelli “Paesaggi cifrati” a cura di Michele Ainis; di Nicolò Morales “Mediterraneo” a cura di Giampaolo Cagnin; di Grazia Cucco “Il paradiso ritrovato” a cura di Sabrina Colle; il grande murale dello street-artist Neve dal titolo “Leucosia” a cura di Simona Capodimonti e la mostra “I Novantiani. Giovinezza della pittura. Censimento primo” a cura di Camillo Langone.

“L’armonia dell’invisibile” di Piero Guccione curata da Giuseppe Iannaccone è una mostra che racconta la natura, e soprattutto il mare. Guccione, noto per la sua riservatezza, è un poeta dotato di grande sensibilità. L’artista non dipinge la realtà, ma la sublimazione della realtà. Guccione fa un atto estremo di “sicilitudine” piantando il suo cavalletto, non davanti a ciò che la Sicilia potrebbe fornirgli in immagini varie, pittoresche e pittoriche, ma al contrario davanti a ciò che presenta di più piatto, di più immobile: la superficie del mare e le distese di terre bruciate.

Sempre a cura di Giuseppe Iannaccone, la mostra di Carlo Guarienti “Finzione ambigua” viene raccontata da Vittorio Sgarbi come pittura puramente mentale. Nelle opere di Guarienti troviamo quello che la pittura metafisica aveva voluto rappresentare, fin dai propri inizi, con la ricerca di De Chirico: una dimensione essenziale, totalmente purificata, di puro pensiero, che viene a distillare e quindi a distanziare l’emotività.

La mostra di Pino Navedoro “Di-segno e destino” a cura di Cristina Mazzantini espone un’imponente sequenza di tele dedicata alla pratica della divinazione, in particolare al gioco dei Tarocchi, con figure quasi irreali, che con movenze flessuose si avvicendano e si dissolvono. Le tele restano volutamente incompiute e trasmettono il fascino del non finito.

I dipinti di Rocco Iannelli in “Paesaggi cifrati” a cura di Michele Ainis, sembrano sospesi, segni che galleggiano nel vuoto, come zattere, come atolli nell’oceano. D’altronde la leggerezza, la sottrazione di peso, costituisce la sua cifra artistica, il suo specifico linguaggio caratterizzato da numeri e simboli astratti che esprimono l’ineffabile condizione umana.

Nicolò Morales, artista ceramista di Caltagirone, maestro nell’uso dei colori, rappresenta una vera e propria sfida cromatica. Sfumature mediterranee e delicate armonie dove i colori vibrano forti e possenti dentro ad ogni opera. Nicolò Morales, la cui storia sembra uscita da una romanzo d’altri tempi, trasforma senza limiti di fantasia quella straordinaria materia che è l’argilla, donandogli accesi cromatismi la cui luce si rispecchia direttamente nel titolo della mostra: “Mediterraneo”, curata da Giampaolo Cagnin.

Le opere di Grazia Cucco che compongono il nucleo della mostra “Il paradiso ritrovato”, a cura di Sabrina Colle, guidano lo spettatore in un vero e proprio mondo incantato, in un’arte che rovescia le sue carte tra realismo magico e surrealismo, tra passione e rigore formale, tra lirismo e memoria. Come sogni a occhi aperti le opere di Grazia Cucco illustrano un paradiso ritrovato, irreale e trasognato.

L’opera di Danilo Pistone, in arte Neve, “Leucosia” ha il privilegio di essere il primo murale realizzato a Castellabate e di rappresentare una forma espressiva contemporanea ormai molto diffusa e amata come la street art in una località di valore storico-artistico e in uno scenario di riconosciuto fascino paesaggistico. L’artista raffigura un’affascinante sirena, ripresa nel suo ambiente naturale sott’acqua, tra i riflessi di luce che penetrano dalla superficie, mentre stringe tra le dita una perla rara.

La mostra “I Novantiani. Giovinezza della pittura. Censimento primo” a cura di Camillo Langone, è una rassegna dedicata ad una generazione, quella degli anni ’90 dello scorso secolo, una generazione di giovani che la mostra di Castellabate vuole “fotografare” sul piano del linguaggio artistico, delle poetiche e dei mezzi d’espressione utilizzati. A parte un caso isolato, tutti gli artisti che espongono in questa mostra sono nati nella prima metà del decennio e specialmente nei primi tre anni: 1990, 1991, 1992. Grazie a loro, e ai loro coetanei non presenti (i Novantiani sono l’esito di una selezione, oltre che di un censimento), la mostra vuole tentare una singolare analisi dell’arte e degli artisti e mettere in rilievo quello che potrebbe essere, e la mostra lo dirà, un denominatore comune o matrice “temporale”.

Breve Tecnica

Ingresso alle mostre: gratuito

Orari: 9:30 – 12:30 e 16:00 – 24:00

Chiusura: lunedì

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