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Cilento, la “Commemorazione dei defunti”

Il 2 Novembre è dedicato alla “Commemorazione dei defunti” e segue la festività di Ognissanti celebrata nella giornata precedente.

A cura di Giuseppe Conte
Pubblicato il 1 Novembre 2015
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Candele defunti

Il 2 Novembre è dedicato alla “Commemorazione dei defunti” e segue la festività di Ognissanti celebrata nella giornata precedente.

La visione sociale della morte ha subito notevoli cambiamenti nel corso dei secoli seppur in maniera lenta e spesso condizionata dall’immaginario collettivo. Fino alla metà del Medioevo la morte non faceva paura e, sapendo che era il destino di tutti ci si preparava sia a livello spirituale sia a livello umano. La preghiera costituiva una sorta di “medicina” che dava la possibilità di esaminare la propria esistenza ponendo rimedio, per quanto possibile, agli atteggiamenti avuti durante la propria vita. Nel XII secolo la visione generale della morte subisce un primo notevole mutamento: il pensiero che abbracciava l’idea di molti era quello secondo cui l’uomo proprio al momento della morta acquisiva coscienza della propria individualità. Un passaggio fondamentale, invece, avviene nel 1700. In questo secolo è la scienza a prendere il sopravvento: ad affiancare il moribondo non è più la figura del prete bensì quella del medico. In tutte le fasi storiche, secondo il periodo, caratteristica comune è l’usanza di determinati rituali che accompagnavano il defunto.
Il Cilento terra di storia e tradizioni, lega numerose usanze alle ricorrenze principali sia civili che religiose; tuttavia in questo contesto si nota la quasi totale assenza di usanze che riguardano la Commemorazione dei defunti.
Le ricorrenze cicliche sono vissute sempre con particolare attenzione, momenti legati sopratutto ad aspetti religiosi. Mentre il Natale, la Pasqua e altre ricorrenze disseminate durante l’arco dell’anno sono festività a cui appartengono ben note tradizioni ed usanze, la “ricorrenza dei morti” si limita ad aspetti puramente cristiani che si traducono in celebrazioni religiose e la consueta visita ai luoghi consacrati ai defunti. In quest’ottica il Cilento non mostra alcuna rilevanza come invece accade altrove anche attraverso il settore gastronomico: è d’uso, infatti, in alcune realtà italiane, la preparazione di dolci tipici legati proprio alla ricorrenza dei morti. Tale aspetto è completamente assente nel Cilento finanche nella cultura orale e non si rintracciano, a memoria, elementi utili che possano far supporre in passato un apparato culturale legato alla commemorazione dei defunti. In tempi più recenti, invece, il Cilento ha in un certo qual modo “aderito” alla tradizione di origine anglosassone “Halloween” una festività che trae le sue origini da usanze celtiche ed ha poi allargato la sua influenza in diverse zone del globo. Quella di Halloween, dunque, risulta essere una importazione che non ha alcuna radice nelle nostra cultura, e nonostante sia celebrata la notte del 31 Ottobre, vigilia di Ognissanti, viene spesso associata alla ricorrenza della commemorazione dei defunti. Tuttavia, nel nostro paese, il fenomeno veste “i panni” di una festa sopratutto per la fascia di popolazione più giovane e per i più piccoli.
Nonostante l’assenza di particolari attività legate alla commemorazione dei defunti, il tema della morte nel Cilento è pienamente presente e ben trattato nella cultura popolare. Significativo è l’esempio del “Venerdì Santo” in cui viene rievocata la Passione di Cristo con suggestivi rituali in tutto il Cilento Antico: la presenza delle caratteristiche “congree” rappresenta l’apice nel rivivere la Morte del Cristo con profonda e accesa devozione scandita da canti ed invocazioni.
Il tema della morta, inoltre, si rintraccia in diversi proverbi, celando talvolta aspetti più profondi. Numerosi detti popolari, a vario titolo, richiamano questa tematica, spesso con paragoni o associati a modi di dire: vizio e natura fino alla morte rura (Il vizio e il carattere durano fino alla morte); la mala erva nu more mai (L’erba cattiva non muore mai); l’avaro è come lu puorco, è buono roppu muortu (l’avaro è come il porco è buono dopo morto); appaurate re li vivi ca li muorti stano pe li fatti loro (Spaventati dei vivi, i morti se ne stanno per fatti loro); a chiange lu muorto so lacrime perse (Piangere il morto, sono lacrime sprecate).
In alcuni paesi, nei giorni che precedono il 2 Novembre, si tiene la novena, mentre nel giorno della ricorrenza si celebra la Santa Messa nel Cimitero.

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TAG:2 novembreCilentofolkloretradizione
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