A Vallo della Lucania la festa in onore di San Nicola si annuncia con un evento suggestivo e fortemente sentito: l’accensione del monumentale falò nel rione “Spio”, antistante la cappella dedicata al santo. Il crepitio della legna che arde e le faville che si innalzano sui tetti simboleggiano l’inizio dei festeggiamenti.
Nelle settimane che precedono la celebrazione, l’intera comunità si impegna in una meticolosa ricerca dei ceppi più belli. Giorno dopo giorno, l’ammasso di legna cresce, trasformandosi in una vera e propria torre, attesa con grande soddisfazione non solo a Vallo della Lucania, ma anche in tantissime comunità cilentane che condividono questo fervore.
Storia e fede di un vescovo caritatevole
Nicola di Myra nacque intorno al 270 d.C. a Patara di Licia, nell’attuale Turchia. Proveniente da una famiglia agiata, perse i genitori, pare, a causa della peste e dedicò il suo patrimonio ad aiutare i più bisognosi, spesso calando cibo e denaro dalle finestre e dai camini.
Trasferitosi a Myra (oggi Demre), fu acclamato nuovo vescovo dal popolo, colpito dalla costante benevolenza che egli elargiva alla comunità. Durante la persecuzione di Diocleziano (305) fu imprigionato ed esiliato, ma venne liberato nel 313 da Costantino, potendo così riprendere il suo ministero episcopale. Nonostante l’assenza di notizie certe sulla sua partecipazione al Concilio di Nicea del 325, la tradizione lo vuole come fermo oppositore dell’Arianesimo; in una preghiera del VI secolo viene definito “regola di fede”. Morì a Myra, probabilmente il 6 dicembre del 343.
I miracoli e la leggenda
Le biografie del santo sono ricche di racconti sui miracoli attribuitigli. Sin dalla giovane età, Nicola fu animato da una grande carità, come dimostra l’episodio delle tre fanciulle. Saputo che il padre, in grande difficoltà economica, rischiava di spingere le figlie alla prostituzione per procurarsi una dote matrimoniale, Nicola intervenne anonimamente. Raccolse delle monete d’oro in un sacchetto e le lanciò per tre volte all’interno dell’abitazione, consentendo il matrimonio decoroso delle figlie. Intercettato dal padre, l’allora ragazzo si fece promettere il segreto, una promessa che, per la portata dell’evento, non fu mantenuta. A questo episodio si lega la raffigurazione di San Nicola con in mano tre sfere dorate.
Un altro avvenimento cruciale riguarda una grave carestia che aveva messo in ginocchio la popolazione di Myra. Si narra che il vescovo apparve in sogno a mercanti siciliani, chiedendo loro di portare grano in città. Un’altra versione racconta di navi cariche di grano dirette a Costantinopoli che, sostando a Myra, furono convinte dal vescovo a scaricare parte del carico per sfamare la popolazione. Le navi giunsero a destinazione “con la stessa quantità di grano con la quale erano partite”, evento miracoloso che diede origine alla tradizione del pane di San Nicola. Il Santo è inoltre noto per la risurrezione di tre bambini uccisi da un macellaio e per aver donato tre mele che si tramutarono in preziose mele d’oro a una famiglia povera. Quest’ultima storia è all’origine della tradizione nord europea e nord italiana di portare regali ai bambini in occasione della sua festa.
Da vescovo a Santa Claus
Dopo la morte, le reliquie di San Nicola rimasero nella cattedrale di Myra fino al 1087, anno in cui la città fu assediata dai musulmani. In tale circostanza, una flotta di marinai baresi organizzò una spedizione e riuscì a impossessarsi di una cospicua parte del corpo del santo, portandola a Bari l’8 maggio 1087, data rimasta nella tradizione barese.
San Nicola è uno dei santi più popolari di tutto il cristianesimo: è venerato in tutto il mondo ed è patrono di marinai, pescatori, bambini, ragazze da sposare, studenti e, in Italia, vanta quasi 300 patronati. È il Santo che “mette d’accordo cattolici, ortodossi e protestanti”.
Il suo influsso è globale: Sinterklaas o Sint-Nicolaas, riconducibile al vescovo di Myra, approdò nel Nuovo Mondo sulle navi dei coloni olandesi, trasformandosi infine in Santa Claus. Dietro l’immagine moderna, è ancora riconoscibile la figura del vescovo di Myra.
San Nicola nel cuore del Cilento
La diffusa presenza del culto di San Nicola nel Cilento è testimoniata dal nome di località, dalla miriade di chiese e cappelle a lui dedicate e dai numerosi patronati. Intere generazioni nel territorio hanno visto nel vescovo di Myra un “potente intercessore” e, soprattutto, un “modello di vita che ha offerto un’autentica testimonianza di fede e di carità”.
Nonostante i valori della cultura moderna siano incentrati sul progresso e sul successo, l’esemplarità dei santi “costituisce ancora uno spazio pedagogico prezioso. I santi insegnano a vivere la vita in maniera autentica”, offrendo un faro spirituale in tempi complessi. I fedeli continuano a implorare il santo: “O vescovo di Mira Santo Nicola di Bari, proteggi i tuoi cari, i tuoi devoti”, e in questo tempo di turbamenti, elevano preghiere ferventi per essere “liberati dai pericoli della vita, dalla guerra, dalla fame”.
