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Lutto e indignazione: Pollica in silenzio contro l’orrore in Palestina

Il Comune di Pollica rompe un silenzio definito “denso di orrore e pena” per prendere una posizione netta e inequivocabile sulla situazione in Palestina. L’amministrazione comunale ha espresso un “lutto profondo che lacera lo spirito”, condannando l’indifferenza e l’impotenza percepite a livello internazionale di fronte alla crisi umanitaria.

La nota diffusa dal comune cilentano respinge con forza la neutralità: “non è neutralità, non è timore di usare termini forti, non è distanza emotiva”. Al contrario, il sentimento prevalente è identificato come “un silenzio denso di orrore e pena quello che ci assale”, alimentato dal “boato sordo e continuo causato dal senso di impotenza e dall’insopportabilità dell’ingiustizia”.

L’inferno in terra e l’impunità internazionale

L’amministrazione comunale Pollica descrive senza mezzi termini la drammatica realtà vissuta dalla popolazione civile: “I palestinesi stanno vivendo l’inferno in terra e con loro tutti i civili vittime delle guerre di questi tempi brutali.”

L’attenzione viene posta in particolare sul concetto di sterminio sistematico e sull’assenza di conseguenze concrete: “Lo sterminio sistematico del popolo palestinese nell’impunità internazionale è un simbolo, un portale.” Questa situazione è vista come la porta verso “l’orrida prospettiva di una realtà impregnata di abuso e ingiustizia, dove la vita umana non ha alcun valore”. La nota denuncia una normalizzazione della violenza e della prevaricazione, che risulterebbero “eticamente accettate, giuridicamente irrilevanti e politicamente non sanzionabili”. Viene inoltre evidenziato l’uso del cibo “come strumento di morte”.

Lutto settimanale come segno di protesta

Per dare concretezza al proprio dissenso, il Comune di Pollica ha adottato una misura simbolica ma significativa: “Da oggi, una volta alla settimana, il Comune di Pollica vestirà il lutto il lunedì dalle 9 alle 13“.

Questa iniziativa non è solo un atto di vicinanza, ma un esplicito richiamo alla consapevolezza sulle vittime del conflitto. Lo scopo è “ricordare sorelle e fratelli quotidianamente massacrati dalla fame, dalle malattie, dalle amputazioni, dai proiettili”. La scelta di agire in questo modo è motivata dalla convinzione che “essere neutrali non è ammissibile“.

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