A distanza di quattordici anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco “pescatore” di Pollica, massacrato sotto casa sua il 5 settembre del 2010, l’inchiesta continua a delineare contorni complessi e controversi. I giudici del Riesame di Salerno hanno ora pubblicato le motivazioni relative alle scarcerazioni dei presunti coinvolti nell’assassinio. Se in un primo momento la scelta del Tribunale sembrava facesse vacillare l’impianto accusatorio, ora emergono spunti interessanti sulle indagini. Tra gli elementi chiave spiccano un “depistaggio poderoso”, definito dai giudici, iniziato subito dopo il delitto e volto a incastrare una persona innocente, e la ritenuta credibilità e coerenza del racconto dei pentiti che hanno permesso la riapertura del caso.
Il ruolo del Colonnello Cagnazzo
L’inchiesta, che ha visto mesi fa l’arresto, tra gli altri, dell’ufficiale dei Carabinieri Fabio Cagnazzo, è stata oggetto di un intervento della Cassazione che ha di fatto riaperto il caso. Successivamente, il Riesame di Salerno aveva disposto la scarcerazione di Cagnazzo e di altri due indagati per omicidio volontario. Le motivazioni ora consultabili chiariscono che la revoca della misura cautelare per Cagnazzo è avvenuta per “cessate esigenze cautelari”, considerate la sua incensuratezza e la lontananza cronologica del fatto. Tuttavia, il quadro indiziario a suo carico rimane “solido”: secondo i giudici, non vi sarebbe dubbio che Cagnazzo abbia agito per far ricadere le accuse su un cittadino italo-brasiliano.
I pentiti
Oltre a Cagnazzo, sono stati scarcerati, sempre per cessate esigenze cautelari, anche Giuseppe Cipriano e il carabiniere Lazzaro Cioffi, sebbene resti detenuto per altra causa. L’attenzione si sposta ora sul 16 settembre, data della prima udienza preliminare presso il GUP del Tribunale di Salerno.
Le motivazioni, a firma del presidente del collegio Gaetano Sgroia, evidenziano in particolare la conferma dell’attendibilità delle dichiarazioni di Romolo Ridosso, un punto controverso nel ricorso in Cassazione. I giudici affermano: «Ha fornito una versione logica e razionale degli accadimenti, non incompatibile con le dichiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari e tale da ricomprenderle in un discorso coerente, e ciò perché stavolta non ha avuto la necessità di rendere compatibile la narrazione di fatti veri con l’impossibile dimostrazione della sua estraneità al delitto, essendosi assunto precise responsabilità ed avendo ammesso di aver eseguito, su richiesta di Cioffi, insieme a Cipriano, il sopralluogo finalizzato alla realizzazione di un attentato per gambizzare Angelo Vassallo, che invece poi fu ucciso». Si riconosce anche l’utilizzabilità del racconto di Eugenio D’Atri, il pentito vesuviano che, con un interrogatorio del 19 maggio scorso, ha consentito la riapertura del caso.
Per supportare la credibilità di Ridosso, il Riesame analizza anche i suoi rapporti con Eugenio D’Atri. Nonostante Ridosso abbia sempre sostenuto che D’Atri avesse fotocopiato i suoi documenti per conoscere la sua storia, non risulta dalle carte che Ridosso abbia ricevuto una “visita” da D’Atri pochi giorni dopo l’omicidio a casa della compagna Antonella Mosca, quando comprese il loro coinvolgimento nel delitto Vassallo e commentò: «S’ann fatt o sindaco». Questa affermazione è stata riportata anche da D’Atri e i giudici non escludono che quest’ultimo possa aver svolto una sorta di indagine personale su Ridosso per acquisire elementi da rivelare all’Autorità Giudiziaria. A corroborare questa tesi, la motivazione cita Giuseppe Ferone, detenuto a Sollicciano, il quale ha riferito delle lamentele di Ridosso sul comportamento di D’Atri e sulla copia dei suoi documenti.
Il Riesame torna inoltre sulla posizione di Lazzaro Cioffi, precisando che i rilievi della Cassazione sull’impossibilità che sia stato l’autore materiale del delitto (accusa mossa da D’Atri sulla base di confidenze di Ridosso) devono essere valutati in udienza, dato che la questione non è stata ancora affrontata in quella sede. Cioffi è stato riconosciuto in foto sia da Ridosso che da un altro testimone, Pietro Campo.