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“Stellantis chiude le fabbriche in nome dell’ideologia green”: intervista al cavaliere Domenico De Rosa

A cura di Comunicato Stampa
Pubblicato il 4 Luglio 2025
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L’industria automobilistica italiana è in un momento cruciale. La crisi della produzione, alimentata da costi energetici sempre più elevati e da regolamenti ambientali sempre più severi, minaccia di compromettere uno dei settori più rilevanti per l’economia del Paese. Abbiamo intervistato il cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo Smet, per capire meglio le sfide attuali e le possibili soluzioni per salvaguardare il futuro dell’automotive in Italia e in Europa.

Recenti dichiarazioni di JeanPhilippe Imparato, manager di Stellantis, mettono in evidenza scenari drammatici per l’industria automobilistica europea.

Jean-Philippe Imparato ha delineato uno scenario critico, evidenziando la necessità urgente di un cambio di rotta per evitare la chiusura di stabilimenti già entro la fine dell’anno. Questo avvertimento non è certo improvviso, ma il risultato di tensioni accumulate nel tempo: costi energetici incontrollati, regolamenti ambientali stringenti e un supporto politico che manca di una visione strategica chiara.

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L’Italia è particolarmente colpita da questa crisi. Qual è il panorama attuale e come sta influenzando il vostro settore?

In Italia, l’industria automobilistica rappresenta uno dei pilastri industriali principali, ma è anche uno dei settori più colpiti. I dati di ISTAT e ANFIA confermano una flessione significativa nella produzione di veicoli. Nel mese di febbraio 2025, la produzione complessiva di veicoli è calata del 31,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un calo ancor più drammatico nel comparto delle autovetture, pari al 49,7%. Nel bimestre gennaio-febbraio 2025, il calo ha raggiunto il 28,7%, e a marzo, la contrazione è stata del 14,9%, con il trimestre gennaio-marzo in calo del 23,9%. La produzione di carri e parti ha registrato una flessione preoccupante tra il 25% e il 34%. Questo trend negativo ha impatti devastanti sull’intera filiera, evidenziati anche dall’aumento dell’utilizzo della cassa integrazione. Secondo i dati INPS, le ore di cassa integrazione autorizzate nel primo trimestre del 2025 sono aumentate del 30%, passando da 39,9 milioni a 61,7 milioni di ore. L’uso massiccio della cassa integrazione straordinaria è sintomo di una situazione che si sta trasformando da emergenziale a strutturale.

Quali sono i principali fattori che alimentano questa crisi?

I fattori critici includono non solo la contrazione della produzione e il ricorso massiccio alla cassa integrazione, ma anche il gap competitivo nei costi energetici. In Italia, il costo dell’energia supera i 180 €/MWh, rispetto ai 65 €/MWh in Francia e 80 €/MWh in Spagna. Questo crea un circolo vizioso di produzione in declino, costi crescenti e fuga degli investimenti, minacciando la sovranità industriale del Paese.

Quali soluzioni propone per invertire questa tendenza negativa?

Non è un tema ideologico o filosofico, ma di sopravvivenza industriale: se non si corregge il tiro, l’Italia perderà posti di lavoro qualificati, capacità produttiva e sovranità industriale. E si registrerà una migrazione della produzione verso aree più competitive, accentuando il fenomeno del “carbon leakage”. Per evitarlo, servono politiche urgentemente orientate a: neutralità tecnologica, per includere ibridi, idrogeno e motori ultra-efficienti, non solo elettrico; politica energetica europea unificata, per ridurre il costo dell’energia e livellare le condizioni competitive; un vero piano industriale nazionale ed europeo, che accompagni la transizione, non che la imponga con sanzioni, senza visione né supporto delle imprese e dei lavoratori. È cruciale agire ora per rilanciare l’Italia e l’Europa nel panorama globale dell’industria automobilistica.

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