La gestione delle risorse fondamentali come l’acqua e i rifiuti rappresenta uno dei pilastri su cui si fonda la qualità della vita delle comunità locali. A partire dal referendum del 2011, i cittadini italiani hanno espresso con forza la volontà di mantenere il controllo pubblico su beni comuni essenziali, riaffermando il principio che tali risorse non debbano essere soggette a logiche di mercato o interessi estranei al territorio. Ad intervenire è il sindaco di Roscigno, Pino Palmieri.
La nota stampa
Il referendum del 2011 ha rappresentato un momento fondamentale per il nostro Paese, sancendo con chiarezza la volontà popolare di mantenere la gestione dell’acqua in ambito pubblico. A distanza di oltre dieci anni, è doveroso constatare che quella volontà è stata sostanzialmente tradita.
In particolare, nella provincia di Salerno, la gestione è stata progressivamente affidata a società partecipate che, pur formalmente pubbliche, rispondono più a logiche di partito che ai principi di efficienza, trasparenza e vicinanza ai territori. Ne è derivato un sistema burocratizzato e spesso distante dai bisogni reali delle comunità, nel quale i Comuni – soprattutto i più piccoli – sono stati di fatto espropriati della possibilità di gestire direttamente una risorsa essenziale come l’acqua.
È bene ricordare che fino a qualche anno fa i Comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti erano legittimati a gestire in proprio il servizio idrico, offrendo in molti casi un servizio efficiente e a costi contenuti. La normativa successiva ha invece imposto l’obbligo di aderire a società partecipate, privando le amministrazioni locali di ogni margine di autonomia.
Alla luce di tali considerazioni, ritengo necessario avviare una profonda riflessione sul modello attuale e promuovere un percorso di revisione che restituisca ai territori la possibilità di partecipare attivamente alla gestione delle risorse idriche, nel pieno rispetto dell’esito referendario e dei principi di democrazia partecipata. È opportuno evidenziare inoltre che, in maniera analoga, anche la gestione dei rifiuti sarà oggetto di una riorganizzazione che rischia di penalizzare i piccoli Comuni, vanificando i sacrifici fatti in questi anni per assicurare livelli elevati di raccolta differenziata ed un servizio efficiente e virtuoso. Questo ulteriore accentramento non tiene conto delle specificità territoriali e delle buone pratiche consolidate dalle amministrazioni locali. Il bene acqua e la corretta gestione dei rifiuti appartengono alle comunità e non possono essere subordinati a interessi estranei al territorio.
Per questo auspico l’avvio di un confronto istituzionale serio e costruttivo, con l’obiettivo di costruire un sistema di gestione realmente pubblico, efficiente e vicino ai cittadini.