Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Vallo della Lucania, Domenico Valerio Ragucci, ha revocato gli arresti domiciliari per l’ingegnere Carmine Greco, funzionario comunale coinvolto nell’inchiesta sui presunti appalti pilotati nel comune di Capaccio Paestum. Al suo posto, è stata disposta una misura meno afflittiva: il divieto di dimora nel territorio comunale di Capaccio Paestum.
La decisione arriva dopo un ulteriore interrogatorio sostenuto da Greco lo scorso 5 giugno, durante il quale l’indagato, assistito dal difensore, avvocato Enrico Tedesco, ha fornito una nuova ricostruzione dei fatti contestati, presentando un’ampia memoria difensiva. Nonostante la memoria difensiva non elimini completamente gli indizi a suo carico, come precisato dal GIP, la sostituzione della misura è stata motivata da diversi fattori.
Le motivazioni del Gip: salute e coerenza con altri provvedimenti
Tra le ragioni che hanno portato alla revoca dei domiciliari per Carmine Greco, il GIP ha considerato le condizioni di salute dell’indagato, attualmente in congedo dal lavoro a causa di diverse patologie fisiche. Inoltre, la decisione tiene conto di un precedente provvedimento del Tribunale del Riesame di Salerno, che la settimana precedente aveva modificato la misura cautelare nei confronti del coindagato Andrea Campanile, anch’egli destinatario di un divieto di dimora. Secondo il GIP, impedire a Greco qualsiasi tipo di mobilità, se non quella legata ai luoghi del presunto reato, sarebbe risultato “inutile”.
Con il divieto di dimora a Capaccio Paestum, la possibilità di inquinare il quadro probatorio, ancora in fase di indagini preliminari, è considerata remota.
Il contesto dell’inchiesta e il ruolo della Procura di Vallo della Lucania
L’inchiesta sui presunti appalti pilotati a Capaccio Paestum, che vede tra gli indagati anche l’ex sindaco Franco Alfieri, ha avuto un trasferimento di competenza territoriale dalla Procura di Salerno a quella di Vallo della Lucania. Nonostante il cambio di sede investigativa, le accuse vagliate dal GIP vallese confermano la validità delle ipotesi di reato contestate dai colleghi salernitani. L’ordinanza “bis” ha pienamente accolto le tesi del procuratore capo Francesco Rotondo, che ha avocato a sé le indagini dopo il trasferimento dei fascicoli. Da parte sua, l’ingegnere Greco ha sempre sostenuto di aver operato seguendo “scelte sempre esclusivamente tecniche”.
Ad oggi gli unici ai domiciliari restano i vertici della società Dervit e Alfieri che oggi compie 60 anni.