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Record di spesa per i casinò online: un fallimento del Decreto Dignità?

A cura di Annuncio a Pagamento
Pubblicato il 9 Aprile 2018
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Correva l’anno 2018, quando sotto proposta di Di Maio, in quel momento Ministro del Lavoro, venne approvato il Decreto Dignità dal Consiglio dei Ministri. Le misure previste da tale Decreto prendevano in considerazione il mondo del lavoro in generale, e giustamente la dignità dei lavoratori, ma anche alcuni ambiti del gioco d’azzardo. L’intento era quello di limitare il fenomeno della ludopatia. Le intenzioni sicuramente nobili, a distanza di poco più di un anno, hanno fatto emergere però alcuni problemi, e non sembra che le misure abbiano avuto l’effetto sperato. Scopriamo insieme il perché.

Decreto Dignità: le misure previste

Dopo l’attuazione del Decreto Dignità, il quadro è ancora piuttosto confusionario. In parte la situazione è comprensibile, data la delicatezza e la complessità degli ambiti presi in considerazione. Allo stesso tempo però, come detto, sono emerse anche alcune certezze, ovvero le indicazioni fornite al consumatore sul come distinguere le piattaforme legali da quelle irrispettose dei regolamenti. Volendo fare un esempio concreto, gli operatori elencati su miglioricasino.com, riportano tutti il logo AAMS.

Abbiamo detto come le intenzioni che hanno dato vita al Decreto Dignità, siano state sicuramente nobili, perché studiate per porre un freno al pericoloso fenomeno della ludopatia. Tra le misure previste in origine, lo stop totale di ogni forma di sponsorizzazione del gioco d’azzardo. In seconda battuta è stata attuata una regolamentazione più severa del settore, atta a tutelare maggiormente il giocatore. Una parte delle norme ha fin da subito incontrato il favore dei consumatori, soprattutto quelle che prevedevano la presenza del marchio AAMS sulle piattaforme che operano nel rispetto delle leggi. Anche l’innalzamento delle probabilità di vincita di premi reali, è un altro aspetto che ovviamente ha avuto l’approvazione dei giocatori.

Ciò che è stato posto in discussione fin da subito invece, è proprio il divieto di ogni pubblicità, situazione che ha richiesto l’intervento di Agcom, l’autorità che vigila ed emette sanzioni, che ha emanato alcune linee guida per fugare ogni dubbio. All’interno di queste linee guida ad esempio, viene stabilita l’importanza del contesto in cui le sponsorizzazioni vengono effettuate. Secondo Agcom infatti, non era possibile vietare le comunicazioni e qualsiasi forma di pubblicità, in ambienti dove il consumatore entra in maniera consapevole, ad esempio le piattaforme di gioco.

Entrando maggiormente nel dettaglio delle linee guida, è stato stabilito che sono da escludersi dal divieto:

  • Le comunicazioni con la semplice finalità descrittiva e informativa, messe in atto per offrire al consumatore la possibilità di scegliere se giocare consapevolmente.
  • I servizi gratuiti inerenti l’indicizzazione delle ricerche messe in atto dal consumatore. In altre parole, se il giocatore effettua una ricerca con una precisa query sul gioco a pagamento, il posizionamento dei risultati futuri non ha nessuna valenza induttiva sulla scelta del gioco stesso.

Inoltre è opportuno specificare che non vengono configurate come forme di sponsorizzazioni, eventuali informazioni rilasciate al giocatore che ne ha fatto espressa richiesta.

Decreto Dignità: ha funzionato?

Dopo più di un anno dall’entrata in vigore del Decreto Dignità, è arrivato il momento di tirare le somme, e capire se ha prodotto gli effetti sperati. A quanto pare si è verificata proprio la situazione opposta. Il 2019 infatti, è stato particolarmente felice per il gioco d’azzardo online, con una spesa record di oltre 800 milioni di euro e una crescita rispetto all’anno precedente del 17,1%. Addirittura tale crescita, nel mese di dicembre, ha oltrepassato il 20%, prendendo come riferimento sempre lo stesso mese del 2018.

In sintesi, stabilire se il Decreto Dignità ha funzionato nel porre un freno alla ludopatia, non è ancora possibile, perché se è pur vero che sono stati resi pubblici i dati sull’aumento dei fatturati, non lo sono ancora quelli sul numero di persone coinvolte nel fenomeno. Sicuramente possiamo affermare che la strada intrapresa è quella corretta, perché in discussione non è il gioco d’azzardo dal punto di vista meramente ludico, bensì l’abuso che possono farne i soggetti più deboli, che in qualche modo devono essere tutelati.

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