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Ascea, chiusa la XXI edizione del Mediterraneo Video Festival

Ecco i vincitori

A cura di Anais Di Stefano
Pubblicato il 17 Settembre 2018
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Palazzo De Dominicis - Ricci

Si è conclusa la XXI edizione del Mediterraneo Video Festival ‘Nel Segno di Elea’  ̶  concorso internazionale del cinema documentario mediterraneo  ̶  tenutosi lo scorso weekend, tra le mura di Palazzo De Dominicis-Ricci. Ieri, domenica 16 settembre, si è svolta la cerimonia di premiazione. Il festival ha aperto la sua finestra sul mondo reale e sul paesaggio mediterraneo, abbracciando i temi globali. I film finalisti in concorso sono stati 14 tra lungometraggi e cortometraggi. Proiezioni sì, accanto a queste però la musica, l’arte, simposio sulla ricerca scientifica, omaggi a personalità di rilievo.

Novità di quest’anno una giuria composta da soli giovani, gli alunni del Liceo da Vinci di Vallo della Lucania. I ragazzi si sono espressi a favore di due cortometraggi: Clay – a Love story di Anna Sagaglia, e Born in Gambia di Natxo Leuza «per aver affrontato con delicata empatia storie difficili, ambientate in un mondo di diritti negati fin dall’infanzia». La giuria di qualità   ̶  composta da Elisabetta Pandimiglio e Antonello Carboni  ̶  nella categoria lungometraggi ha assegnato, invece, due primi premi ex aequo: Les Temps des Forets di Francois -Xavier Drouet «per la capacità espressiva e narrativa di sviluppare un problema attuale, attraverso un’ampia e progressiva articolazione di approcci differenti, che mette in luce l’urgente necessità sociale verso pratiche più sostenibili». Lunàdigas di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga «per aver trattato con ironia e rigore un argomento considerato ancora un tabù nella società contemporanea, non tralasciando una certa sperimentazione formale che spezza con leggerezza la complessità di un tema affatto risolto».

Infine, ad aggiudicarsi una menzione speciale è stato il film Les amoureux des bancs publics di Gaia Vianello e Juan Martin Baigorria «per la freschezza con cui la regista ritrae le aspirazioni di una comunità che ripone in tutte le forme di arte e cultura, anche le più marginali, l’unica via di riscatto verso un mondo più civile».

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