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Truffa con i soldi dei migranti, la Caritas di Teggiano: accusa surreale

"Massima serenità e piena fiducia nella giustizia auspicando, però, che tutto possa definirsi in tempi rapidi, una rapidità almeno simile alla velocità con la quale, in spregio ad ogni riservo istruttorio, si è dato amplio risalto mediatico ad una ipotesi di accusa". A parlare è il legale della Caritas di Teggiano, Renivaldo Lagreca, dopo che anche il parroco don Vincenzo Federico è finito nell'inchiesta per presunte truffe con i soldi destinati ai migranti.

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 25 Maggio 2015
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TEGGIANO. “Massima serenità e piena fiducia nella giustizia auspicando, però, che tutto possa definirsi in tempi rapidi, una rapidità almeno simile alla velocità con la quale, in spregio ad ogni riservo istruttorio, si è dato amplio risalto mediatico ad una ipotesi di accusa”. A parlare è il legale della Caritas di Teggiano,  Renivaldo Lagreca, dopo che anche il parroco don Vincenzo Federico è finito nell’inchiesta per presunte truffe con i soldi destinati ai migranti. 

“Secondo il provvisorio capo di imputazione – precisa il legale – non è contestata la mancata consegna dei ticket money agli immigrati ma la spendita dei detti ticket money in schede telefoniche. Ora , dopo aver precisato l’ovvio e, cioè, che non siamo titolari di compagnie telefoniche, sarà assai agevole per gli inquirenti verificare che nessuna ricarica telefonica ha interessato la Caritas di Teggiano-Policastro. Auspico che tanto si possa fare con massimo puntiglio e velocità a tutela non solo dell’onore e decoro di persone perbene ma, soprattutto, perché la missione che quotidianamente svolgono don Vincenzo Federico ed i suoi collaboratori non può rimanere offuscata neppure da un sospetto”.

Poi una ulteriore precisazione: “Già in tempi non sospetti fu proprio don Vincenzo Federico a segnalare al Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione l’inopportunità di procedere con la consegna dei ticket money perché, tale situazione favorisce un mercato “illegale” dei poket money che vengono “tramutati” in contante trattenendo, da chi lo fa, una illecita provvigione (se mi dai il blocchetto che vale 75 euro ti do 50 euro in contanti). A fronte di tale preciso allarme – che è servito a far mutare il sistema – il procurato vilipendio mediatico è profondamente ingiusto”.

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