
Una data impressa nella memoria come sinonimo di tragedia e catastrofe: 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. La Campania, il Cilento, il Vallo di Diano, parte della Basilicata e soprattutto l’Irpinia si ritrovarono in ginocchio, disarmati di fronte alla furia della natura.
Emblematico rimase il titolo del Mattino di Napoli del 26 novembre, tre giorni dopo il sisma, con il grido “FATE PRESTO” in prima pagina. Quelle parole diventarono persino un’opera d’arte.
Per novanta interminabili secondi la terra tremò senza pietà. Persero la vita bambini, anziani, donne e uomini. Non si spense però la speranza dei soccorritori, che dopo il drammatico appello televisivo del Presidente della Repubblica Sandro Pertini si rimboccarono le maniche e raggiunsero le zone devastate.
Pertini stesso si recò sul luogo del disastro per constatare di persona le conseguenze: dall’elicottero osservò un mare di macerie che si estendeva per chilometri, là dove prima sorgevano case, scuole, chiese ed edifici pubblici. Un paesaggio spettrale, rotto soltanto dalle urla delle madri in cerca dei figli e dalle comunicazioni concitate dei soccorritori alla disperata ricerca di superstiti.
La comunità più colpita fu quella di Sant’Angelo dei Lombardi: 482 vittime e il 90% del tessuto urbano raso al suolo. Un paese cancellato in un istante, come tanti altri.
Dalla primavera del 1981 ebbe inizio la ricostruzione, ma si aprì anche un capitolo amaro per queste terre e per l’intera nazione: la pioggia di miliardi di lire stanziata dallo Stato venne intercettata dalla speculazione politica e dalla criminalità organizzata locale.
Passarono mesi e anni. La speranza si alimentava di promesse e di denaro destinato alla rinascita, ma troppo spesso scivolava via come un’anguilla in un torrente.
Oggi, dopo oltre quarant’anni, siamo ancora qui a guardare l’orizzonte, in attesa di una ricostruzione rimasta impantanata nella burocrazia di un’Italia sconfitta ancora una volta dalla sua stessa politica.
Il ricordo del Terremoto del 1980 e ancora vivo nel ricordo di quanti lo hanno vissuto.
Ecco alcune delle vostre testimonianze
Ero a Sala Consilina. Ricordo le scintille che cadevano dai pali della luce e delle persone in pigiama per strada.Paola di Sala Consilina
In tv andava la differita di Inter – Juventus. Avevo 7 anni. Ero in casa con amici quando, all’improvviso, un boato, poi il buio. La terra tremava, era impazzita, le pareti di casa sembravano toccarsi, più di un minuto di terrore, la gente stordita era in strada, tutti a correre.Antonio di Sanza
Ricordo che ero sul divano. Mi ero appena messo il pigiama. L’aria si riempí di un frastuono crescente, un boato continuo. La porta in legno della soffitta, sbatteva ritmicamente. Mia madre disse: “Da dove è uscito questo vento così forte?”.
Si sentì l’urlo di mio cugino: ” Scappate tutti è il terremoto!”. Fu il solo a realizzare cosa stesse succedendo.
Invece di rifugiarci negli orti adiacenti le case, corremmo lungo il vicolo che porta alla piazza.
Una scelta azzardata che poteva costarci la vita.
Il Cielo volle che non ci fossero crolli e tutti si misero in salvo.
Quella notte ed altre a seguire, dormimmo fuori casa: in auto o baracche di fortuna.
Mio padre si trovava a Longarone per lavoro. Quasi impazzì dalla paura. I telefoni non funzionavano, i treni non partivano. Chiese aiuto ai Carabinieri. Uno scambio di notizie con la Caserma di Gioi C.to lo rasserenò, eravamo tutti salvi.Massimo di Piano Vetrale
Io guardavo la partita in TV ero solo a casa, ricordo di questo boato terrificante,cappii subito che si trattava di terremoto, anche avendo solo 12/13 anniGiovanni di Rofrano
La luce si spense…
un capogiro
due bambine
che cenavano….
Qualcun urla il
Il terremotooooMarise di Casal Velino
Partii nottetempo con la fidanzata e l’amico medico. Con una Ritmo 1100 arrivammo all’alba a Torella de’ Lombardi, prima dell’esercito. Distribuiamo pianelle di pane per ciò che restava dei casolari di campagna. All’ora di pranzo ci attendammo nel campo sportivo di Lioni: il medico a visitare e medicare, la fidanzata ed io ad organizzare il magazzino per fornire abbigliamento a chi non ne aveva. Un ricordo indelebile.Salvatore di Agropoli
Ero in piazza ad Agropoli che mangiavo un gelato con mia sorella che era il suo compleanno udìmmo un forte boato ma incredula che in pochi minuti veniva la distruzione e la morte in irpina e paesi limitrofi comunque pure Agropoli parecchi palazzi subirono danni ma grazie a Dio siamo qua e voglio dedicare un eterno riposo a tutti i caduti del terremoto del 1980.Giovanna di Agropoli
Il terrore, i ricordi nitidi ancora oggi. 90 secondi che sembravano un’eternità. In strada per tre notti. La paura che si ripetesse. La paura visibile in tutte le persone che incontravi.Sara di Sapri
Ricordo perfettamente la prima scossa e la paura che rimase per molto tempo. Carmela di Altavilla Silentina
Da Paestum andai a Senerchia come volontario, il comune organizzò un pullman per aiutare i sopravvissuti, ricordo sempre quei giorni drammatici. Davide di Capaccio Paestum