Una nuova polemica infiamma il settore ittico italiano. Al centro del dibattito vi è la decisione del Ministero di concedere una deroga alle limitazioni delle attività di pesca durante le festività natalizie, inclusi il 25 e il 26 dicembre, oltre ai fine settimana del mese. Questa misura, fortemente voluta dall’Unci AgroAlimentare per sostenere un comparto in crisi, ha scatenato la reazione avversa di altre sigle sindacali e di categoria. La risposta di Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare, non si è fatta attendere, definendo l’atteggiamento delle controparti come una “indegna gazzarra” e accusando i rappresentanti sindacali di comportarsi come i burocrati di Bruxelles.
La polemica sui burocrati sindacali
Secondo Scognamiglio, la protesta messa in atto dalle altre organizzazioni rappresenta un paradosso politico e sindacale. Il presidente sottolinea l’incoerenza di chi, abitualmente, si scaglia contro le rigide normative europee che penalizzano i pescatori, per poi opporsi a una misura nazionale volta a garantire sostenibilità economica e occupazionale.
Il leader di Unci AgroAlimentare ha dichiarato: “E’ paradossale che mentre ci si spende contro la linea dell’Unione europea che penalizza i pescatori […], siano proprio i rappresentanti di queste stesse sigle a contestare chi, facendo proprie le esigenze e le istanze di tanti addetti, riesce a cogliere l’opportunità per una differente calendarizzazione”. Scognamiglio rincara la dose, sostenendo che tali “burocrati” dimostrano la stessa prepotenza e ottusità spesso attribuita ai funzionari dell’Unione Europea, agendo contro l’interesse diretto dei propri iscritti e confermando di “avere a cuore unicamente il proprio orticello”.
La questione etica e il lavoro nei festivi
Uno dei punti cardine della critica mossa contro la deroga riguarda la presunta violazione della “sacralità” delle feste comandate. Anche su questo fronte, la replica di Scognamiglio è netta e argomentata su basi sia laiche che religiose. Citando passi evangelici, il presidente ricorda come il lavoro, anche nei giorni di festa, non debba essere demonizzato se risponde a necessità importanti, definendo gli oppositori come “sepolcri imbiancati” per la loro ipocrisia.
Dal punto di vista laico, viene evidenziato il valore etico e pratico del lavoro. “Tutti considerano assolutamente normale che numerose categorie, non solo sanità, forze dell’ordine e vigili del fuoco, ma anche trasporti, servizi, informazione, lavorino in giorni festivi”, ha affermato Scognamiglio, richiamando l’attenzione sulla dignità del lavoro e sulla necessità di maggiore coerenza da parte di chi oggi grida allo scandalo.
Un clima di rottura nel settore
La vertenza assume toni aspri anche sul piano delle relazioni industriali. L’accusa rivolta alle sigle che hanno chiesto l’annullamento del provvedimento ministeriale è quella di aver generato una frattura inutile in un momento estremamente delicato per la pesca italiana, segnato da lunghi periodi di fermo forzato.
Concludendo Scognamiglio avverte che “l’opinione pubblica e i lavoratori fortunatamente hanno la memoria lunga”, suggerendo che i pescatori non dimenticheranno i silenzi del passato da parte di quelle stesse sigle che oggi ostacolano la possibilità di recuperare risorse economiche. L’invito finale è quello di non impiegare energie in aggressioni pretestuose, ma di lavorare per le reali necessità della categoria.
