A seguito dell’allerta inquinamento diffusa dall’Arpac e delle conseguenti misure di contenimento adottate dal Comune di Agropoli, l’ordinanza firmata dal sindaco Roberto Mutalipassi è finita al centro del dibattito politico.
I consiglieri di minoranza, Massimo La Porta e Raffaele Pesce, hanno infatti sollevato diverse eccezioni in merito al provvedimento, chiedendo delucidazioni urgenti su aspetti tecnici e sull’applicazione pratica dei divieti imposti alla cittadinanza e alle attività commerciali.
I dubbi sulla zonizzazione e gli impianti a biomassa
Il primo a evidenziare incongruenze nel testo del provvedimento è il consigliere Raffaele Pesce, il quale contesta la validità territoriale dell’allerta citata nell’ordinanza. Secondo l’esponente dell’opposizione, i riferimenti geografici utilizzati dall’amministrazione non riguarderebbero il territorio cilentano.
“Faccio notare che la zona richiamata nell’ordinanza (Zona It 1507) è l’agglomerato Napoli-Caserta, così individuato nella Rete regionale qualità aria e, pertanto non interessa Agropoli”, ha dichiarato Pesce.
Oltre alla questione territoriale, il consigliere ha posto l’accento sulla necessità di dettagli più precisi riguardanti le restrizioni sugli impianti termici. Pesce ha richiesto all’amministrazione di fornire “chiarimenti in ordine a quanto riportato in merito al potenziamento dei controlli riguardo il rispetto del divieto di utilizzo degli impianti termici a biomassa legnosa”. La richiesta mira a comprendere nello specifico “quali divieti sono presenti” e “per quali impianti specifici” siano previste le sanzioni, includendo anche le indicazioni sulle combustioni all’aperto e lo spandimento di liquami.
L’incertezza sui forni a legna delle attività commerciali
Un ulteriore fronte di criticità è stato aperto dal consigliere Massimo La Porta, che si è fatto portavoce delle preoccupazioni emerse tra gli operatori economici locali. Il punto focale della richiesta riguarda l’eventuale estensione dei divieti ai forni a legna utilizzati per la ristorazione, la cui inclusione nel provvedimento rischierebbe di danneggiare il tessuto commerciale.
“Tra i cittadini e gli operatori economici stanno emergendo interpretazioni contrastanti riguardo all’applicazione del provvedimento ai forni a legna, soprattutto in ambito commerciale, e alla corretta interpretazione del dispositivo”, ha affermato La Porta.
Il consigliere ha sottolineato quanto sia “molto utile un chiarimento pubblico che specifichi se e in che misura i forni a legna destinati alla cottura degli alimenti rientrino o meno in questa categoria, distinguendoli dagli impianti utilizzati per il riscaldamento degli ambienti”.
La Porta ha infine ricordato che l’ordinanza, avendo carattere temporaneo e contingibile legato all’emergenza, pone limiti precisi come il divieto di combustione all’aperto e l’utilizzo di generatori con classe emissiva inferiore a 4 stelle. Tuttavia, “un messaggio istituzionale chiaro aiuterebbe a evitare fraintendimenti, allarmismi e interpretazioni non uniformi, favorendo una collaborazione consapevole da parte dei cittadini”.
