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Alla scoperta del Cilento dell’800: il viaggio di Cosimo De Giorgi

Lo studioso Cosimo De Giorgi visitò il territorio nel 1828 restandone affascinato, come del resto accade ancora oggi a chi visita il Cilento

A cura di Adele Colella
Pubblicato il 6 Marzo 2021
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Cosa spinse un italiano a visitare il Cilento selvaggio e “pericoloso” di fine ‘800, redigendo un accurato diario? E’ quanto ci chiediamo leggendo, pagina dopo pagina, il libro pieno di curiosità di Cosimo De Giorgi, studioso, letterato e medico pugliese, nonché autore di oltre trecento pubblicazioni, che nel 1828, in seguito all’incarico di redigere una carta geologica del territorio cilentano, su incarico del “Real Capo delle Miniere” , visitò ed esplorò il Cilento, gli Alburni e il Calore.

Intraprese personalmente e a piedi questo lungo viaggio nei territori a Sud di Salerno e dalle esperienze sorte da tale spedizione venne elaborato il libro “Viaggio nel Cilento, gli uomini, le donne, la terra, i paesi, i monti e i fiumi” (titolo originale ,”Da Salerno al Cilento“) , che costituisce uno dei primi esempi di letteratura di viaggio.

Nel suo viaggio storico – culturale e geografico non si limitò però solo alla geologia, ma fece anche un’attenta analisi sociologica delle condizioni di vita e di lavoro degli uomini e delle donne, dei contadini e dell’agricoltura, occupandosi in particolare modo dell’igiene e della storia di questo vasto territorio, in quanto ebbe modo di recarsi in quasi tutti i paesi e propose, dunque, un atto di accusa sulla situazione sociale dei contadini in relazione ai cambiamenti della società cilentana.

Il vivace reportage edito a Firenze nel 1882 e poi pubblicato dalla prestigiosa “Rassegna Nazionale di Firenze” offre ancora oggi una serie di elementi utilissimi per una maggiore conoscenza del passato e del presente del Cilento, dando la possibilità di entrare nelle case dei poveri contadini e nelle ville della fiorente borghesia terriera, parlando di tematiche più che mai attuali, quali il lavoro e l’emigrazione e dona allo stesso tempo, attraverso un interessante “come eravamo” uno spaccato di vita quotidiana, di usi, di costumi e della mentalità dei cilentani nel tardo ‘800, visto con gli occhi di uno studioso meridionale; ciò fa di questo libro un coinvolgente e ben dettagliato documento storico, di altissimo valore.

Nonostante il suo essere “forestiero” e il suo approccio scientifico l’autore si commuove fino alle lacrime dinanzi alla bellezza delle terre cilentane e scriverà: “Come si può pronunciare il nome di Cilento senza sentirsi battere il cuore?“

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