Siamo ad ottobre e nel Cilento, in questo periodo, numerose aziende locali stanno lavorando il delizioso Fico Bianco D.O.P. essiccato. La produzione, in termini di quantitร , รจ dignitosa, ma non certo paragonabile, purtroppo, a quella della prima metร del 1900. Il Fico Bianco di Agropoli e del Cilento รจ stato per oltre un secolo il prodotto di eccellenza della nostra agricoltura. Il โpane dei poveriโ, come veniva chiamato il fico essiccato, essendo un cibo economico, di buona conservazione, con alto contenuto calorico, veniva consumato, prevalentemente, dalle famiglie povere. In ogni casa c’erano dei cassoni pieni di fichi secchi di seconda (mezzo fico) e terza scelta (fichi di scarto).
L’aumento della produzione dei fichi secchi si ebbe quando, per le loro caratteristiche, divennero il pasto principale dei nostri emigranti sulle navi, nei lunghi viaggi oceanici. Di conseguenza,ย ย aumentรฒ l’esportazione, sia per accontentare gli emigranti italiani, sia per conquistare commercialmente nuovi mercati. L’aumento della richiesta di fichi secchi indusse i produttori locali ad intensificare la coltivazione delle piante da fico con la varietร ย ย Dottato,il fico piรน bello del mondo,ย migliorando, cosรฌ,anche la qualitร del prodotto.
I fichi furono introdotti nel Cilento nel VI sec. a.C. dai Greci.Nel periodo romano, come raccontavano, Catone e Varrone, erano il cibo dei contadini cilentani e lucani. Nel 1486 il โQuaternoโ doganale delle marine del Cilento documentava l’esistenza di un fiorente traffico di commercio dal Cilento per i mercati italiani.
Ad Agropoli, nel 1850 iniziรฒ a lavorare e a commercializzare il prodotto il Cav. Antonio Scotti. Nel 1882 la ditta โDavide Pecora e figliโ iniziรฒ la vendita di frutta secca, vini ed oli del Cilento, con speciale menzione per i fichi secchi. Dopo qualche anno i fratelli Pecora aprirono una sede commerciale a Yonkers nello Stato di New York.
Nel 1888 fu la volta dell’azienda di Ignazio Botti, grande produttore, che esportรฒ il dolce nettare in Europa e negli Stati Uniti. Seguirono nei primi decenni del 1900 le ditte diย Avenia-Siniscalchi, F.Rossi, Sarnicola, A.Liquori, Alfonso e Vito Benincasa, Antonio Voso ed altri produttori cilentani di Prignano, Torchiara, Ogliastro, Castellabate, etc. Dopo la seconda guerra mondiale, la ditta Noberasco di Albenga aprรฌ uno stabilimento ad Agropoli in societร con Antonio Voso, ditta che, in seguito, si chiamerร Murano. La ditta Liquori sarร acquistata dalla ditta Risoli. Questi, piรน o meno, erano i produttori di Fichi Secchi ad Agropoli fino agli inizi degli anni sessanta.
La raccolta dei fichi freschi avveniva ad agosto ed era curata dalle โFicaioleโ, ragazze che raccoglievano con molta cura i fichi sugli alberi.
Seguiva l’essiccazione naturale al sole con i fichi adagiati sulle โinestreโ nell’aia del podere.
Le fasi successive della produzione consistevanoย nello sceverare, lavare e pulire, selezionare per tipi e qualitร , lavorare e confezionare i fichi secchi. In base alle richieste il confezionamento era fatto in fogli di carta, in seguito, di cellofane o in artistiche scatole di latta.
La preparazioneย dei fichi secchi era affidata alle mani esperte e delicate delle donne cilentane chiamateโincollettatriciโ.ย Leโincollettatriciโerano le donne di casa, di tutte le etร , abili al lavoro, impiegate, da settembre a dicembre, nella lavorazione dei fichi secchi. Lasciavano di buon’ora il focolare domestico e dedicavano l’intera giornata al lavoro. Ovviamente non c’era paga sindacale, gli orari superavano le otto ore, etc. In compenso si lavorava in un ambiente familiare; si usciva di casa, cosa difficile per le ragazze a quei tempi; le mamme portavano a casa qualche lira per migliorare l’economia della famiglia e le ragazze per acquistare il corredo per il proprio matrimonio.
Varie le specialitร : Ficoย pelato, fichi grossi, sbucciati, bianchissimi, ricoperti da un velo di zucchero; ‘mpaccati eย infornati ,fichi al forno leggermente dorati, infarciti di mandorle tostate, con leggero aroma di semi di finocchio o piccoli pezzi di buccia di cedro o arancio, tra foglie di lauro e artisticamente infilzati da legnetti;ย ย ‘mpaccati, morbidissimi fichi pressati e costretti in piccole forme, come torroni e confezionati con il cellofane. Oggi sono di moda ricoperti di cioccolato fondente.
Leย incollettatrici,ย a volte, inserivano di nascosto nelle confezioni un bigliettino augurale o di saluto con le proprie generalitร . Il sogno era di trovare il principe azzurro ed in qualche occasione il sogno diventava realtร .
L’idea dei bigliettini fu ripresa con grande successo dalla Perugina per i suoi Baci.
I fichi confezionati, in base alla destinazione, erano spediti dal porto e dalla stazione di Agropoli, o partivano con carri trainati dai buoi e dai cavalli.
Le aziende di produzione dei fichiย di Agropoli e del Cilento parteciparono a numerose Mostre e Fiere in tutto il Mondo, conquistando premi ed onorificenze per la bontร , la qualitร e il confezionamento del prodotto.
Dagli anni settanta del ventesimo secolo, la vendita del Fico Bianco del Cilento, purtroppo per vari motivi, รจ calata. Nel 2002, l’assegnazione al Fico Bianco del Cilento di prodotto D.O.P. ha stimolato le aziende produttrici locali ad attuare unย rigoroso protocollo di lavorazione artigianale con l’utilizzo esclusivo di fichi locali. Oggi, come ieri, il prodotto, dalla pianta alla lavorazione, non subisce trattamenti chimici durante le varie fasi di produzione. Da questo ritorno al passato รจ nato un prodotto di alta qualitร che sta riconquistando i mercati internazionali e le tavole dei buongustai di tutto il mondo. Gustare o regalare i fichi del Cilento fa bene alla salute e all’economia locale.
In modo sintetico e spero esaustivo, vi ho proposto l’importante storia, per l’economia locale, del Fico Bianco del Cilento. Se volete, potete dare il vostro contributo all’approfondimento dell’argomento.