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Rutino, il “Volo dell’Angelo”: un duello nei cieli

Tra le “sacre rappresentazioni” inserite nel panorama culturale cilentano, quella del “Volo dell’Angelo” a Rutino è una delle più suggestive.

A cura di Giuseppe Conte
Pubblicato il 6 Maggio 2015
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Tra le “sacre rappresentazioni” inserite nel panorama culturale cilentano, quella del “Volo dell’Angelo” a Rutino è una delle più suggestive.

Le notizie storiche strettamente legate alla rappresentazione sono confinate in periodi relativamente recenti: risalgono alla seconda metà del 1800 i primi documenti che ne fanno supporre l’esistenza. Ben più antiche, invece, sono le note che testimoniano la profonda devozione verso l’Arcangelo Michele in questo paese del Cilento.

L’aspetto religioso è racchiuso in tutti i suoi momenti: dalla caratteristica processione al tradizionale “Volo dell’Angelo” che, insieme, assommano l’unitarietà di un unico complesso devozionale. Una ricorrenza profondamente legata al territorio: esercita il ruolo di attrattore non solo per la comunità locale, bensì per tutto il circondario. Testimone ne è la copiosa folla che si riversa in paese la seconda Domenica di Maggio di ogni anno, appuntamento divenuto nel tempo praticamente irrinunciabile. Numerosi gli emigrati che in tal occasione rientrano al paese natio e tantissimi anche i visitatori che provengono da ogni parte del Cilento.

Il “Volo dell’Angelo” si svolge nel cuore dell’abitato, sulla piazza su cui si affaccia la Chiesa parrocchiale e segue scrupolosamente un iter ben preciso che muove i suoi passi alle prime luci del mattino.

È il canto dell’ “Inno a San Michele” che all’alba avvia la festività. Intanto, il fanciullo che vestirà i panni dell’Angelo, scelto tra i bambini del posto, inizia la sua missione con la “vestizione” che avviene nella casa paterna. L’Angelo ha in dote un ricco corredo: una sottoveste bianca ricamata è il primo paramento che viene fatto indossare al fanciullo. È poi la volta del vestitino azzurro bordato con ricami di fili d’oro e sul petto ricamata una bilancia, simbolo di giustizia, oltre alla scritta “Quis ut Deus”. Le gambe, invece, vengono avvolte con delle calzamaglie con strisce sempre azzurre e ai piedi vengono posti sandali bianchi. Al capo si reca una parrucca bionda succinta da un elmo collegato ad un sottogola. In mano uno scudo e sulle spalle le ali. È ora la volta di una significativa cerimonia di “affidamento”: due militi dell’Arma dei carabinieri in alta uniformane, consegnano al prescelto “la spada della disfida”. Conclusasi questa prima parte del rito che caratterizzerà l’intera mattinata, l’Angelo lascia la casa paterna affiancato dai genitori, dai Carabinieri, dai fedeli e dalla banda musicale e in corteo ci si avvia verso la parrocchiale. La Celebrazione della Santa Messa sarà seguita dalla processione che, in modo trionfale, tra applausi, suono delle campane e merce musicali, mostra la statua di San Michele Arcangelo in tutta la sua bellezza. Il corteo si avvia verso il lato est del paese: una prima sosta da spazio al consueto spettacolo pirotecnico. Ripresa la marcia giungerà in piazza ove è allestita le scenografia che farà da sfondo allo scontro verbale tra l’Angelo e Lucifero. L’Angelo legato in modo ben saldo ad una carrucola, scorrerà sulla piazza, partendo dalla loggia parrocchiale: simulerà così il suo volo fino a giungere al cospetto dell’Inferno in cui padroneggia il male. Un improvviso silenzio cala sulla scena. In questa parte risuona l’alternanza dei canti docili e melodiosi dell’Angelo in contrapposizione ai tenebrosi versi di Satana.
Si assiste al primo atto della rappresentazione in cui l’Angelo lancia un avvertimento a Lucifero per essersi ribellato a Dio e gli annuncia la sua fine. Dichiarando battaglia si conclude il dramma e l’Angelo sostenuto dagli applausi della folla, scorre verso il versante opposto della piazza. Al termine si ricompone la processione che si addentra nel lato opposto del paese. Ritornerà nuovamente in piazza ove si assisterà alla seconda parte della rappresentazione. L’Angelo è di nuovo in scena. Armato di scudo e di spada sconfigge a duello il nemico. Si conclude così una lunga tradizione. Ancora una volta sarà l’applauso della folla e il suono delle campane, a riaccompagnare la statua di San Michele Arcangelo nella sua Chiesa.

In serata, invece, si da spazio ai festeggiamenti civili che avranno il clou nel concerto di Mietta.

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TAG:Cilentoculturafolklorereligionerutinotradizionetradizionivolo dell'angelo
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