ANCI Campania, e in particolare il Coordinamento dei Piccoli Comuni guidato da Stefano Pisani, esprime forte preoccupazione per i criteri previsti dalla Legge 12 settembre 2025, n. 131 (“Disposizioni per le zone montane”), che demanda a un prossimo D.P.C.M. la definizione della nuova classificazione dei Comuni montani basata esclusivamente su altitudine e pendenza.
Le richieste di ANCI
Servono parametri equilibrati e realistici: l’ANCI Campania chiede al Governo di rivedere i criteri per la classificazione dei Comuni montaniNapoli, 5 novembre 2025 – ANCI Campania, e in particolare il Coordinamento dei Piccoli Comuni guidato da Stefano Pisani, esprime forte preoccupazione per i criteri previsti dalla Legge 12 settembre 2025, n. 131 (“Disposizioni per le zone montane”), che demanda a un prossimo D.P.C.M. la definizione della nuova classificazione dei Comuni montani basata esclusivamente su altitudine e pendenza.
Secondo Pisani, una lettura rigida di questi parametri rischia di stravolgere la geografia della montanità italiana, escludendo dai benefici centinaia di comunità che, pur non trovandosi ad alte quote, vivono condizioni di isolamento, spopolamento e fragilità strutturale.
Il commento di Stefano Pisani
«Se si applicano soglie altimetriche o di pendenza troppo elevate, si finisce per penalizzare ingiustamente i Comuni dell’Appennino meridionale e, in particolare, quelli della Campania interna. Sono territori che affrontano le stesse difficoltà della montagna, ma senza riceverne i riconoscimenti e le opportunità. Servono criteri calibrati, realistici e coerenti con le effettive condizioni di svantaggio», spiega il coordinatore Stefano Pisani.
Le proposte
ANCI Piccoli Comuni Campania chiede dunque che il Governo, nella stesura del decreto attuativo, definisca parametri equilibrati, evitando misure che cancellerebbero dalla mappa della montagna italiana ampie aree del Mezzogiorno.
L’associazione propone inoltre di mantenere il criterio storico del “totalmente montano”, integrandolo con indicatori socio-economici e infrastrutturali capaci di modulare l’intensità dei benefici senza alterare il riconoscimento giuridico della montanità. «Non possiamo permettere che una legge nata per sostenere la montagna finisca per svuotare di risorse proprio le comunità che da secoli ne custodiscono identità e resilienza. La montagna del Sud non può essere sacrificata su una scala altimetrica: è un patrimonio di persone, culture e territori che meritano pari dignità e pari opportunità», conclude Pisani.


