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Panchine d’artista per raccontare la storia e la bellezza senza tempo di Atrani

Le panchine di Atrani raccontano la storia e la bellezza del borgo più piccolo d’Italia. Il comune della Divina si trasforma in museo Open Air e accoglie tre nuove panchine d’artista

A cura di Federica Inverso
Pubblicato il 23 Marzo 2024
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Panchina d'artista, Atrani (Sa)

Le panchine di Atrani raccontano la storia e la bellezza del borgo più piccolo d’Italia. Il comune della Divina si trasforma in museo Open Air e accoglie tre nuove panchine d’artista nate dall’estro e dalla sapienza artigiana del maestro ceramista vietrese Franco Raimondi. Le tre opere in pietra lavica dipinta a mano si aggiungono alle installazioni, dislocate su tutto il territorio, del progetto Atrani Museo Open Air che vuole proporre un percorso di riscoperta non solo turistica dei luoghi attraverso il multiforme linguaggio dell’arte. Una collezione artistica in continua evoluzione che mira ad abbellire ma anche raccontare.

Valorizzazione del territorio, ma anche rigenerazione urbana

Promozione del territorio, ma anche rigenerazione urbana e aggregazione sono gli elementi principali del progetto che punta rafforzare l’identità della città Le panchine sono state installate, grazie ai supporti di Giovanni Spada, in una posizione strategica: lo slargo di Corso Vittorio Emanuele, chiamato dagli atranesi semplicemente “stradone”.

Le rappresentazioni

Incise su quelle sedute ci sono la storia e le caratteristiche tipiche del borgo. La prima fissa l’identità nella sua essenza profonda: il legame con il mare e con la pesca, racchiusi in simboli come le reti, il veliero, le iconiche arcate che abbracciano lo specchio d’acqua antistante. Nella seconda invece si mescolano storia e leggenda, nella figura di Masaniello: piazza Mercato, luogo simbolo della rivolta antispagnola del 1647, viene presentata accanto alle Grotte del Monte Aureo che ancora portano il suo nome. La leggenda vuole, infatti, che proprio in questi anfratti, accanto alla casa di sua madre Antonia Gargano, abbia trovato rifugio per breve tempo il capopopolo napoletano prima di essere ucciso. La terza ricorda la centralità del borgo durante i fasti della Repubblica Marinara di Amalfi. Su questa seduta viene infatti rievocata l’investitura del Duca d’Amalfi, che avveniva nella Chiesa di San Salvatore de’ Birecto. Attraverso un’immagine che sicuramente non sarà passata inosservata ai piú.

Il commento

“Nella figura centrale del Doge” spiega Rino Mangieri, direttore artistico del progetto “abbiamo voluto omaggiare Alfredo D’Amato, storico volto del Doge nelle rievocazioni storiche del Capodanno Bizantino, scomparso di recente. Il nostro progetto prevede l’installazione di ulteriori panchine artistiche, sempre con l’obiettivo di sperimentare forme nuove di interazione tra memoria e identità dei luoghi, usando i linguaggi dell’arte per raccontare allo spettatore che si imbatte nelle installazioni, sia esso un ospite o un residente, la storia e l’anima del borgo.”

“Il progetto Museo all’aperto – gli fa eco il Sindaco, Luciano de Rosa Laderchi – continuerà ad impegnare l’Amministrazione per arricchire Atrani di nuova bellezza: altre opere troveranno a breve un luogo da raccontare attraverso l’arte, tra le vie e gli slarghi e le scalinate che hanno ispirato anche i labirinti onirici di Escher.”

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