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Il 30 maggio 1994, moriva a Castellabate il campione Agostino Di Bartolomei

Nella giacca di Agostino Di Bartolomei, sua moglie, Marisa De Santis, trova una lettera che chiarisce i motivi di questa drammatica decisione

A cura di Luisa Monaco
Pubblicato il 29 Maggio 2025
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Alle 8:00 del mattino del 30 maggio 1994, a San Marco di Castellabate, Agostino Di Bartolomei compie un gesto destinato a sconvolgere l’Italia intera.

Dopo aver estratto una pistola dal cassetto, si sposta in veranda ancora in pigiama e preme il grilletto. Un colpo dritto al cuore pone fine alla vita di un campione che ha segnato la storia dello sport.

Le ragioni del gesto

Nella giacca di Agostino Di Bartolomei, sua moglie, Marisa De Santis, trova una lettera che chiarisce i motivi di questa drammatica decisione. Il campione scrive del rifiuto di un mutuo da parte della Banca Nazionale del Lavoro, nonostante l’offerta di Anastasi di contribuire.

Si sente intrappolato: i fondi regionali restano bloccati e la burocrazia continua a ostacolare la realizzazione della sua cittadella dello sport. Di Bartolomei riflette sul suo errore di voler essere indipendente da tutto, di non aver saputo dire di no alla sua famiglia e di aver investito in terreni anziché cercare lavoro a Roma. Il tunnel sembra non avere una via d’uscita.

La vita di Agostino Di Bartolomei

Dopo il ritiro dal calcio giocato, Di Bartolomei aveva un sogno: costruire una cittadella dello sport aperta ai giovani. Tuttavia, la mancanza di fondi e i ritardi burocratici delle amministrazioni locali ostacolavano il suo progetto.

Le banche, inoltre, gli avevano negato un prestito. Ma queste non sembrano essere le uniche ragioni dietro il tragico gesto dell’ex capitano della Roma.

Un legame indissolubile con la Roma

Forse Di Bartolomei si sentiva oppresso nella sua località cilentana e desiderava tornare a Roma, dove era stato celebrato come un eroe. Alcuni ritengono che la decisione del club di nominare un ex arbitro come direttore generale, poco tempo prima, possa averlo segnato ulteriormente.

È significativo notare che il campione ha scelto di porre fine alla sua vita proprio dieci anni dopo la sconfitta della Roma nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, una partita che aveva inciso profondamente nella sua carriera.

I riconoscimenti dopo la morte

Dopo la sua scomparsa, il comune di Castellabate gli ha dedicato una strada nella frazione di San Marco. La Roma, invece, ha voluto onorarlo intitolandogli un campo nel centro sportivo di Trigoria. Il cantautore Antonello Venditti gli ha dedicato una canzone, “Tradimento e Perdono”.

Anche Francesco De Gregori ha fatto riferimento a Di Bartolomei nel brano “La leva calcistica del ’68”. Inoltre, la sua figura ha ricevuto omaggi anche dal mondo del cinema.

Un ricordo indelebile

Nonostante la sua prematura scomparsa e il tragico epilogo, Agostino Di Bartolomei rimane un’icona del calcio italiano, un campione indimenticabile. La sua figura continua a essere celebrata attraverso riconoscimenti e omaggi, testimoniando l’impatto che ha avuto sullo sport e sulla società.

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