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Lockdown in Campania, malumori anche in Cilento: «Non subiremo in silenzio»

Preoccupazione dei negozianti dei piccoli centri per il lockdown: «Questa volta se chiudiamo potremmo non riaprire più»

A cura di Costabile Pio Russomando
Pubblicato il 24 Ottobre 2020
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La Campania è scesa in piazza ieri per protestare contro il presidente della Regione Vincenzo De Luca che ha annunciato un nuovo lockdown. Un dissenso diffuso che ha visto manifestazioni a Salerno, Nocera, Cava dei Tirreni e soprattutto Napoli, dove alcuni cortei sono però sfociati in guerriglia. L’impressione, però, è che quanto accaduto ieri non sia la punta dell’iceberg perché anche dalle aree periferiche c’è chi si dice pronto a manifestare qualora il lockdown diventi realtà.

E così pure in altri centri sono pronti a far sentire il loro dissenso ed anche il Cilento non sembra voler accettare supinamente le decisioni della Regione.

«A marzo abbiamo accettato tutto eravamo spaventati. Siamo stati elogiati per il nostro modo di fare. Ora scopriamo di essere colpevoli di un nuovo aumento del contagio e di dover nuovamente subire restrizioni, mentre la politica come sempre è esente da colpe e responsabilità». Così un commerciante di Vallo della Lucania.

«Non possiamo chiudere, non ora e soprattutto non senza aver avuto garanzie», dice invece un esercente di Agropoli. Gli fa eco un collega: «De Luca chiude e chiede aiuti al Governo? Se vuole chiudere si prenda l’impegno concreto lui di aiutarci». E poi c’è chi annuncia proteste eclatanti: «Chiudere? Ci incateneremo alle nostre attività se dovremo scegliere tra morire di fame e morire di covid».

Il malcontento è tanto e negozianti e titolari di attività di bar e ristorazione chiedono aiuti concreti prima di qualsiasi decisione. Ma dai piccoli centri c’è chi lancia un grido d’allarme ancora più forte: «Nei piccoli paesi le attività commerciali che hanno sopravvissuto in primavera hanno fatto un miracolo, come lo fanno tutti i giorni ad aprire le loro saracinesche. Non so quanti di noi chiuderanno per poi riaprire. Chiudere in maniera generalizzata e senza la certezza di aiuti è facile, ma per noi può essere una cosa drammatica, l’inizio della fine», dice un commerciante alburnino. «Dobbiamo sottostare a scelte che salveranno la politica nascondendone i fallimenti, ma non salveranno le attività. Molti chiuderanno per non riaprire», chiosa il titolare di un bar.

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