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158 anni fa il terremoto che devastò il Vallo di Diano e la Basilicata

Oggi è l'anniversario di uno dei terremoti più forti registrati in Italia ed in Europa. Migliaia i morti, circa 600 nel Vallo di Diano.

A cura di Filippo Di Pasquale Pubblicato il 16 Dicembre 2015
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Oggi è l’anniversario di uno dei terremoti più forti registrati in Italia ed in Europa. Migliaia i morti, circa 600 nel Vallo di Diano.

16 dicembre 1857. Erano le 22.15. All’improvviso una forte scossa di terremoto con epicentro Montemurro (PZ) fece tremare Campania, Basilicata, Lazio e Puglia. Dopo il primo sisma, alcuni secondi dopo, se ne avvertì un altro di magnitudo di 7,0 e con un’intensità pari all’XI grado della scala Mercalli.

InfoCilento - Canale 79

Il terremoto devastò numerosi comuni, in particolar modo la Val d’Agri, provocando migliaia di vittime: a Montemurro, il centro più colpito dal sisma,  rimasero in piedi pochi palazzi, il resto venne per buona parte raso al suolo; i morti furono tra i 3000 e i 4000, su una popolazione totale di circa 7500 persone. Miglior sorte non toccò a tutti gli altri comuni colpiti. Secondo i dati ufficiali pubblicati in una relazione del Ministero dell’Interno, solo in Basilicata morirono 9257 persone, su un totale di circa 11000 vittime (dati non ufficiali parlano di circa 19000 morti). Sempre nella sola Basilicata, vi furono invece 1359 feriti. Non andò meglio alla Campania. Nel Vallo di Diano si registrarono circa 600 morti. Il comune più colpito fu Polla dove si contarono quasi 250 decessi. A Pertosa morirono in 150 su una popolazione di 1200 abitanti. Morti anche ad Auletta, Atena Lucana, Caggiano e Padula dove in totale si registrarono quasi 200 decessi.

All’epoca, quello del 16 dicembre 1857, fu considerato il terzo terremoto più grande e più dannoso d’Europa ed il primo in Italia.

Di questa grave calamità si occupò anche lo scrittore inglese Charles Dickens, mentre molte foto del disastro vennero scattate da Alphonse Bernoud, fotografo della corte dei Borbone e successivamente di Casa Savoia.

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