La direttrice del museo di “Paestum nei percorsi del Grand Tour”, Daniela Di Bartolomeo, interviene sulle recenti polemiche sul possibile trasferimento dell’esposizione presso palazzo Belelli. Questa sede, infatti, è stata messa a disposizione dal comune dopo lo sfratto dal convento di Sant’Antonio. La decisione dell’ente, però, ha trovato l’opposizione dell’associazione “Agorà dei liberi” che attualmente occupa l’antico edificio capaccese e del Comitato 15 dicembre. Proprio a questi ultimi la direttrice si rivolge, ricordando che in cambio “del sacrificio” per il trasferimento, era stata offerta “l’opportunità di continuare ad usufruire, insieme a noi e alle altre associazioni, dell’atrio, della sala conferenze e del giardino”.
“Se avessimo compreso fin dall’inizio questa reticenza alla collaborazione – ammette la Di Bartolomeo – non avremmo optato per questa soluzione e pur nuovamente ringraziando l’amministrazione, riconsideriamo l’eventualità di accettare tale proposta, aprendomi in prima persona alla possibilità di trasferirci in altre contrade del territorio, purché si creino i presupposti idonei”.
La direttrice del museo, poi, ricorda che è stata “tanta la solidarietà e il sostegno ricevuto da numerosi cittadini, sia del Capoluogo che delle altre contrade del comune di Capaccio che ad oggi hanno firmato la petizione e contattano me e la fondazione per invitarci a non desistere da tale proposito e a loro rivolgiamo il nostro sentito ringraziamento. Di contro, tendenziosità, bugie, offese gratuite, illazioni e strumentalizzazioni motivate da probabili fini politici a noi non appartengono, ma di questo discuteremo con chi di dovere e nelle opportune sedi”.
“In quanto direttore del museo – prosegue – affermo a gran voce e a testa alta che lo stesso è da sempre aperto a tutte le realtà territoriali che abbiano voluto e vogliano confrontarsi, unire le sinergie e promuove cultura. Le numerose manifestazioni culturali che ad oggi sono state svolte al suo interno non hanno mai previsto un biglietto d’ingresso e mai è stata fittata la sala conferenze, ma volontariamente condivisa con tutti coloro che hanno partecipato agli eventi organizzati”.
“Rinnovo ancora una volta il mio impegno a procedere nel senso della cultura – conclude la direttrice del museo – auspicando di trovare una soluzione tale da non urtare la sensibilità di nessuno, ma capace di rispettare e tutelare quella di una comunità storicamente colta e volta alla crescita”.