Il patrimonio culturale della Campania si espande, confermando la ricchezza e la vitalità delle sue tradizioni locali. Presso il Teatro Trianon Viviani di Napoli, è stata ufficializzata l’iscrizione di 46 nuovi elementi nell’Inventario del Patrimonio Immateriale della Campania (IPIC). L’iniziativa, sostenuta dai Fondi Coesione Italia 21/27, mira a censire e valorizzare quelle espressioni culturali che le comunità riconoscono come parte integrante della propria identità, in linea con la Convenzione UNESCO del 2003.
L’evento ha rappresentato anche l’occasione per presentare la terza edizione del catalogo aggiornato, uno strumento fondamentale per la tutela della memoria storica regionale, che spazia dalle celebrazioni religiose ai saperi artigianali, fino alla cultura agro-alimentare.
La mappa delle nuove iscrizioni: dalle aree interne alla costa
I nuovi ingressi nell’Inventario coprono tutte le province campane, dimostrando una diffusa capacità dei territori di custodire e rinnovare le proprie radici. Nello specifico, la provincia di Avellino vede l’ingresso di 13 elementi, tra cui spiccano il “Maio di Santo Stefano” a Baiano e i “Cicci e’ Santa Lucia” di Atripalda. Per la provincia di Benevento sono stati registrati 3 elementi, inclusa la suggestiva “Processione del Venerdì Santo con flagellanti” a San Lorenzo Maggiore.
Anche la provincia di Caserta arricchisce l’elenco con 3 nuove tradizioni, come il “Carnevale di Capua” e la “Festa dell’Assunta” a Santa Maria Capua Vetere. La provincia di Napoli contribuisce con 10 elementi, tra i quali il “Carnevale acerrano” e la “Mitilicoltura nel Lago Fusaro” a Bacoli.
Particolarmente nutrita è la rappresentanza della provincia di Salerno, che conta ben 17 nuovi elementi. Tra questi figurano:
Tradizione delle cente votive in onore della S.S. Madonna del Granato – Capaccio Paestum
Il carro della Madonna delle Grazie e il rituale delle canestre – Baronissi
Palio della Stuzza – Castellabate
Solenni festeggiamenti in onore di San Pantaleone Medico e Martire – Vallo della Lucania
Il culto e la festa di Maria Santissima della Consolazione o del Castello – La Marònna ri Castiéddu – Sala Consilina
Processione del Crocifisso di San Bartolomeo – Campagna
Il culto micaelico a Padula – Padula
Il culto di Cosma e Damiano a Eboli: il rituale notturno e la processione delle cente – Eboli
Culto, festa patronale e Processione dedicata a Santa Maria della Speranza – Battipaglia
Festa in onore di San Michele Arcangelo: pifferi, tamburi e danza della bandiera – Olevano sul Tusciano
La festività del Santissimo Crocifisso e il rituale de “La Guglia” a San Pietro al Tanagro – San Pietro al Tanagro
La festa di San Bartolomeo Apostolo – Moio della Civitella
Sono stati inoltre aggiornati, tramite appositi addenda, tre elementi già presenti nell’archivio, relativi al Carnevale serinese, alla Rosamarina dell’Alta Valle del Sabato e alla festa della Madonna di Casaluce.
Le categorie: celebrazioni e saperi al centro dell’identità
La maggior parte delle nuove iscrizioni, ben 34, rientra nella sezione Celebrazioni, confermando la centralità dei momenti festivi collettivi e delle manifestazioni religiose nel tessuto sociale campano. Seguono 6 elementi nella Cultura Agro-alimentare, 3 nella sezione Espressioni e 3 in quella dei Saperi.
Questi elementi non sono semplici rievocazioni, ma pratiche vive che vengono trasmesse di generazione in generazione, adattandosi al rapporto con l’ambiente e la storia. Come sottolineato durante la presentazione, per patrimonio immateriale si intendono quelle ritualità e quei contesti culturali che le comunità sentono come fondanti per la propria esistenza.
Il nuovo catalogo e le voci delle istituzioni
Durante la giornata è stato illustrato il nuovo volume del catalogo IPIC: un’opera di 444 pagine in italiano e inglese, che raccoglie descrizioni dettagliate dei 170 elementi totali iscritti all’Inventario. Il catalogo, pensato per studiosi e cittadini, è disponibile gratuitamente in formato digitale sul sito ufficiale della Scabec.
Rosanna Romano, Direttore Generale per le politiche culturali e il turismo della Regione Campania, ha espresso grande soddisfazione per il traguardo raggiunto: «Con l’ingresso di questi nuovi elementi arriviamo a 170 “valori” che rappresentano in modo autentico le comunità del territorio campano. Si tratta di tradizioni, culture e memorie che costituiscono l’identità dei nostri territori, in particolare delle aree interne». La Romano ha inoltre evidenziato l’importanza strategica di questo patrimonio per «favorire anche la destagionalizzazione e lo sviluppo del turismo delle radici».
Anche Marino Niola, antropologo dell’Università “Suor Orsola Benincasa”, ha ribadito il valore economico e sociale di queste risorse: «Accanto ai grandi beni materiali – cattedrali, musei, pinacoteche – esiste infatti un tessuto diffuso di patrimoni immateriali, dalle tradizioni agroalimentari agli altri saperi e pratiche culturali, che costituiscono una risorsa decisiva sia per la coesione sociale sia per lo sviluppo economico».
La presentazione ha visto la partecipazione di esperti e rappresentanti istituzionali che hanno curato le diverse sezioni, tra cui Enrica Amaturo, Nadia Murolo e Maria D’Ambrosio, concludendosi con un momento artistico affidato a Benedetto Casillo e Mario Maglione.
