Sono passati esattamente cinque anni da quel pomeriggio in cui il mondo si fermò, sospeso in un silenzio irreale. La notizia arrivò dal Tigre, in Argentina, ma colpì al cuore Napoli e tutto il Sud Italia con la violenza di un terremoto emotivo: Diego Armando Maradona non c’era più.
Oggi, a un lustro di distanza, la memoria del D10S del calcio non è sbiadita. Al contrario, il tempo sembra aver cristallizzato il mito, trasformando la nostalgia in un culto laico che unisce generazioni diverse, dai nonni che lo videro palleggiare al San Paolo ai nipoti che ne ammirano le gesta su YouTube.
Il dolore che unì due emisferi
Quel 25 novembre 2020 segnò una frattura nella storia popolare. Maradona non era solo un calciatore. La sua morte ha lasciato un vuoto che Napoli ha riempito con murales, santuari e cori, ma l’onda d’urto di quell’addio si è propagata ben oltre Fuorigrotta, trovando nel Cilento una cassa di risonanza piena di affetto e gratitudine.
Il Cilento e la devozione per Diego
Più volte il campione è stato nel Cilento: la prima volta era il 18 novembre del 1987. El Pibe de Oro, accompagnato dal suo manager di allora Guillermo Coppola, atterrò con un elicottero privato direttamente nell’area archeologica di Paestum, un lusso consentito solo a lui, intorno alle ore 14:00.
Il fuoriclasse argentino e capitano del Napoli, era nel suo periodo d’oro: dopo aver trascinato l’Argentina sul tetto del mondo a Messico ’86, mettendo a segno il famoso ‘Gol del Secolo’ nei quarti di finale contro l’Inghilterra, condusse gli azzurri al primo storico scudetto. Ad attenderlo a Capaccio Paestum, un’intera troupe televisiva giapponese, giunta dal paese del Sol Levante, apposta per lui, per girare uno spot pubblicitario per una nota marca di fotocopiatrici, la Xerox. Poi, tanti ciak tra tocchi e palleggi, ai piedi del tempio di Nettuno, che pochi fortunati ebbero il privilegio di ammirare. Un’ora di riprese e poi subito via, al centro Paradiso di Soccavo per allenarsi. Ma il vero spot, per tutta Capaccio Paestum, fu lui, Diego Armando Maradona: il mito nella terra del Mito (nella foto di Pietro Sabia).
Nello stesso anno Maradona, accompagnato da Beppe Bruscolotti, bandiera partenopea e originario di Sassano, fu anche a Sala Consilina per l’inaugurazione di un fan club del Napoli.
La sera della sua morte gli impianti sportivi del Cilento e Vallo di Diano si illuminarono per rendere omaggio al campione.
L’intuizione di Vibonati
In questo quadro di memoria collettiva, un piccolo comune cilentano si è distinto per tempestività e sensibilità.
L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Manuel Borrelli, decise di non attendere la burocrazia dei tempi lunghi. Con una delibera di giunta approvata a tempo di record, pochissimo tempo dopo la sua scomparsa, Vibonati divenne uno dei primi comuni in Italia e nel mondo a dedicare una strada a Diego Armando Maradona.
La targa “Via Diego Armando Maradona” non fu solo un atto toponomastico, ma un gesto d’amore. Quella strada, che si trova nei pressi del campo sportivo, divenne immediatamente un simbolo: la dimostrazione che anche nella provincia, lontano dai riflettori dei grandi stadi, il cuore di Diego continuava a battere forte.
Un’eredità che non tramonta
Oggi, 25 novembre 2025, mentre scorrono le immagini dei suoi gol impossibili e dei suoi abbracci al popolo, il Cilento si ferma ancora una volta a ricordare. Non c’è tristezza, ma la consapevolezza di aver vissuto nell’epoca del più grande di tutti.


