
«La partita non è chiusa, anzi». La frase, pronunciata da un dirigente del Pd campano durante un incontro con lo staff di Roberto Fico, riassume perfettamente l’atmosfera che si respira nel quartier generale del centrosinistra. Solo poche settimane fa, la vittoria dell’ex presidente della Camera sembrava quasi certa. Oggi, invece, nei report interni si parla apertamente di un “rischio rimonta” da parte del centrodestra.
Senza proclami ufficiali, anche a Palazzo Chigi cresce l’ottimismo. Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, candidato di Fratelli d’Italia e dell’intera coalizione di governo, avrebbe dimezzato il distacco portandosi a circa sei punti da Fico. «Sta andando forte nelle province e anche a Napoli si muove qualcosa», riferisce un coordinatore del partito.
La premier Giorgia Meloni considera la Campania un banco di prova decisivo, più strategico persino di Veneto o Puglia. Per questo segue da vicino la campagna: telefonate quotidiane, briefing con i referenti locali e un costante pressing sugli alleati per mantenere una campagna elettorale “unita e disciplinata”.
Nel Movimento 5 Stelle cresce la preoccupazione. Il leader Giuseppe Conte aveva puntato tutto su Fico, il volto più istituzionale del movimento, ma la macchina elettorale non decolla. La mancanza di coesione nel Pd e le difficoltà dei candidati civici aggravano la situazione. Dopo la fine del reddito di cittadinanza, il M5S fatica a mobilitare la propria base.
«C’è disillusione. La gente non vede in Fico un riscatto, ma un ritorno al passato», ammette un esponente del Movimento.
Il risultato finale dipenderà in gran parte da Napoli città. Gli analisti concordano: se l’affluenza scenderà sotto il 50%, il sorpasso del centrodestra diventerà una possibilità concreta. Nel Movimento si teme una “astensione silenziosa”, quella degli elettori delusi che nel 2018 avevano creduto nella promessa di cambiamento. Del resto il 5 Stelle era in opposizione all’inizio della legislatura di De Luca, salvo poi condividerne le decisioni.
La scelta di sostenere Fico, inoltre, ha provocato tensioni all’interno del Partito Democratico campano. Nelle scorse ore il candidato e l’uscente, Vincenzo De Luca, hanno effettuato la prima uscita pubblica nonostante le polemiche delle ultime settimane e gli attacchi del governatore.
Insomma il clima è completamente diverso. Nei gruppi di Fratelli d’Italia si respira fiducia: «È l’uomo giusto per riportare la Campania dove merita», scrivono nelle chat interne. Lo staff di Cirielli punta su comizi mirati, tour nei piccoli comuni e incontri con categorie produttive e associazioni cattoliche, replicando il modello che in Calabria portò al successo Roberto Occhiuto. «Stiamo replicando quel format: meno social, più territorio», spiega un esponente del partito.
Nel campo progressista, la tensione resta alta. Fico ha rinviato diversi appuntamenti pubblici per “rivedere la strategia”, mentre Conte ha chiesto un vertice urgente con Elly Schlein per tentare di ricompattare il fronte. I contatti tra i due leader sono quotidiani, ma la fiducia è ai minimi storici. «Abbiamo obiettivi diversi. Loro vogliono fermare Cirielli, noi vogliamo resistere come Movimento», confida un parlamentare grillino.
Nel Pd si spera ancora in un colpo di reni negli ultimi giorni di campagna, puntando sull’effetto unità contro la destra. Ma anche tra i più ottimisti cresce la consapevolezza che la partita è tutt’altro che scontata anche se al momento il vantaggio è comunque un dato di fatto.
Per Giorgia Meloni, una vittoria in Campania rappresenterebbe un successo simbolico di enorme peso, la prova che il Sud non è più un territorio ostile per la coalizione di governo. Per Conte e Schlein, invece, una sconfitta avrebbe un impatto devastante.