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Ad Ascea, ok all’espropriazione per pubblica utilità da Via Dionisio al mare

Con Delibera n. 32 del 23.09 il Comune di Ascea approva e rende esecutivo il progetto per la realizzazione della strada di accesso al mare

A cura di Serena Vitolo
Pubblicato il 3 Ottobre 2023
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Ascea Lungomare

Il Comune di Ascea approva e rende esecutivo il progetto definitivo-esecutivo per la realizzazione della strada di accesso al mare da Via Dionisio con una dichiarazione di pubblica utilità dell’opera e apposizione del vincolo preordinato all’esproprio, per una spesa totale di euro 40.000,00.

Il sindaco Pietro D’Angiolillo del comune di Ascea ed il vicesindaco Stefano Sansone approvano i suddetti lavori nella direzione di ampliare il numero degli accessi al litorale della cittadina turistica per una strada , via Dionisio, che , seppure poco distante dal mare, ad oggi non prevede uno sbocco diretto.

Via Dionisio, una strada dallo sbocco diretto necessario

Si tratta di lavori di miglioramento della rete viaria di un luogo a vocazione turistica per cui il Consiglio ha competenza in materia di piani territoriali ed urbanistici. Visto il progetto definitivo redatto dal settore tecnico, si da atto di utilizzare euro 40.000,00, dopo aver acquisito talune aree private sulle quali saraà necessario apporre il vincolo preordinato all’esproprio.

L’espropriazione per pubblica utilità consiste nella sottrazione, da parte di un ente pubblico, della proprietà privata di un bene o di un altro diritto reale, con conseguente acquisizione del bene stesso, allo scopo di realizzare un’opera pubblica o per altri motivi di interesse pubblico.

Espropriare per pubblica utilità

L’esproprio trova il fondamento costituzionale nell’art. 42, co.3 Cost., il quale afferma: “La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale“. 

In tal modo, lo Stato tutela l’interesse pubblico in ragione della “funzione sociale” della proprietà, che era già stata sancita con l’introduzione del Codice Civile del 1942.

Nel nostro ordinamento civile, infatti, la proprietà si atteggia – non già come un diritto soggettivo il cui godimento è assoluto (come accadeva nell’ottica del precedente codice civile ottocentesco) – bensì come uno strumento che garantisce equilibrio tra gli interessi collettivi e gli interessi dei singoli (concetto tipico delle Costituzioni moderne).

L’espropriazione per pubblica utilità è stata protagonista di  un percorso normativo piuttosto travagliato e di un susseguirsi di innovazioni e modificazioni nel corso degli anni, che oggi può definirsi pressoché concluso attraverso una sorta di stabilizzazione normativa, ad opera soprattutto del diritto europeo e della giurisprudenza delle Corti europee, in particolar modo quella della Corte EDU.

Grazie all’intervento di quest’ultima, infatti, si è arrivati a quantificare “l’indennizzo”, previsto dall’art.42 Cost., in misura prossima all’effettivo valore venale del bene espropriato.

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