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Agropoli, antichi cannoni del ‘400 restituiti alla comunità: la storia

I cannoni apparterrebbero ad una nave genevose affondata ad Agropoli nel 1491 al centro di un caso diplomatico

A cura di Redazione Infocilento Pubblicato il 1 Settembre 2021
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Sono stati restituiti alla comunità i cannoni recuperati in mare tra la Licina e il Fortino. Sono passati vent’anni da quando vennero ritrovati. Era il 28 luglio 2000. L’agropolese Vincenzo Merola si tuffò dalla sua barca e all’improvviso intravide la sagoma di un lungo oggetto spuntare dalla sabbia, incuriosito iniziò a scavare. Con sua grande sorpresa scoprì che era un vecchio cannone.

Dopo varie immersioni in apnea, egli trovò un secondo cannone, alcuni attrezzi per il caricamento dei cannoni ed un’ancora di enormi dimensioni. A pochi metri notò il fasciame di un’antica nave semi sommersa dalla sabbia. Il giorno successivo Merola e Adamo Visco, sub dilettante munito di bombole di ossigeno, fecero una ulteriore esplorazione trovando una palla da cannone in pietra ed alcuni cunei in legno.

Il Merola presentò una regolare denuncia del ritrovamento presso la Guardia Costiera di Agropoli ed i reperti più leggeri li consegnò alla Guardia di Finanza. Nell’agosto dello stesso anno il “Gruppo Archeologico Agropoli”, con a capo l’archeologo Piero Cantalupo, recuperò i due cannoni e l’ancora. Il materiale fu depositato nell’Antiquarium di Agropoli dove è rimasto abbandonato per vent’anni. Grazie all’impegno dell’Agropoli Cilento Servizi, però, negli ultimi mesi i cannoni sono stati recuperati ed oggi sono stati posizionati nella piazza d’armi del castello.

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La storia dei cannoni e soprattutto della nave che li trasportava è singolare. Secondo lo studioso di storia locale Ernesto Apicella, potrebbe essere stata una nave genovese al centro di una vicenda che contrappose il Regno di Napoli con la Repubblica di Genova (leggi qui).

La storia della nave

Nel Gennaio del 1491, una nave da trasporto, contenente armi, di proprietà di Silvestro Cattaneo, mercante genovese di nobile famiglia, naufragò sul litorale tra i territori di Agropoli e di Salerno. La nave era carica di bombarde, balestre ed altre armi. Non è dato sapere se il carico fosse destinato all’esercito napoletano o se la nave viaggiasse in gran segreto per fornire armi a qualche altro Stato.

Al naufragio seguì il saccheggio da parte degli abitanti che riuscirono a prelevare la armi più leggere. Nel giro di poche ore vi fu il sequestro Governativo del carico da parte delle autorità locali. Dopo qualche giorno la Repubblica di Genova protestò per il sequestro della merce presso il Re Ferrante di Napoli (Ferdinando I di Napoli).

Quest’ultimo, per ritorsione, fece arrestare tutti i mercanti genovesi dimoranti in Napoli. Oramai il naufragio della nave ad Agropoli era diventato un caso diplomatico. Infatti, per redimere l’intrigata questione politica, la Repubblica di Genova inviò il suo migliore ambasciatore, tale Bartolomeo Senarega che, nell’ambito dell’oneroso accordo raggiunto con Re Ferrante, si vide restituire il carico di armi naufragato ad Agropoli.

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