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Un scheletro 3D del cogia di Owen rinvenuto ad Agropoli sarà esposto a villa Matarazzo

Ricordate il cogia di Owen rivenuto ad Agropoli? Una copia 3D del suo scheletro sarà esposta a Villa Matarazzo

A cura di Redazione Infocilento
Pubblicato il 15 Marzo 2019
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CASTELLABATE. Febbraio 2017. Sul litorale di Trentova, ad Agropoli, si spiaggia un cetaceo dalle sembianze uniche (leggi qui): si tratta di un esemplare di Kogia sima o cogia di Owen, detto anche capodoglio nano. Un essere raro da vedere in mare, soprattutto i nostri, e poco conosciuto. La maggior parte degli studi, infatti, proviene dall’analisi di esemplari spiaggiati. Il cogia di Owen (Kogia sima (Owen, 1866) è una delle tre specie di odontoceti della famiglia Physeteridae. Può raggiunge i 2,7 m di lunghezza e i 250 kg di peso; queste dimensioni lo rendono più piccolo tra gli odontoceti di maggiori dimensioni.

E’ un mammifero che compie lenti movimenti, producendo piccoli schizzi o soffi e solitamente, quando si trova sulla superficie del mare, giace immobile. Di conseguenza è possibile osservarla solamente in mari molto calmi. Il corpo è solitamente grigio – bluastro con le regioni inferiori più chiare, su cui possono essere visibili striature leggermente gialle simili a venature. Dietro ad ogni occhio è presente una falsa branchia bianca. Le natatoie sono molto brevi e larghe. La punta del naso si proietta sulla mascella inferiore, che è piccola. Hanno lunghi denti ricurvi e acuminati. Sono creature solitamente solitarie ma in qualche occasione sono stati visti in piccoli gruppi. Si nutrono principalmente di calamari e granchi. Il suo habitat preferito sembrano essere le acque subito oltre la piattaforma continentale: popolano l’Atlantico, le coste meridionali dell’Australia, l’estremità dell’Africa, l’Oceano Indiano, il litorale est della Spagna.

Ora uno scheletro in resina 3D sarà esposto presso il “Centro di promozione Riserve marine italiane e del paesaggio mediterraneo” all’interno di Villa Matarazzo a Santa Maria di Castellabate. La preparazione dello scheletro è stata affidata dal Parco allo studio Wildart di Massimiliano Lipperi, specializzato in allestimenti museali e grandi acquari, per una somma di 6.000 euro, oltre Iva.

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