Alburni

Rifiuti dalla Tunisia a Serre: “si rischia disastro ambientale”

Dalla Sra accusano: I sigilli sono stati manomessi ed i container aperti in Tunisia

Comunicato Stampa

28 Febbraio 2022

Dovevano essere 212 i container colmi di rifiuti che la Regione Campania ha accettato di far tornare indietro. Ne sono tornati 213, senza che nessuno dall’Italia abbia mai potuto assistere ai controlli e alla rottura dei sigilli. Perché?

La Sviluppo Risorse Ambientali Srl, in merito alla vicenda del rientro dei container provenienti dalla Tunisia, effettuato lo scorso 22 febbraio 2022, fa presente che da oltre due anni si sta opponendo fermamente a detta assurda scelta di rientro degli stessi operata sia dal Ministero degli Esteri che dal Ministero della Sviluppo Economico che dalla Regione Campania.

A ricordarlo sono, Giorgio e Francesco Avagliano, i legali dell’azienda autorizzata allo stoccaggio e al trattamento dei rifiuti con sede a Polla, al centro da quasi due anni di una vicenda che si muove tra l’inverosimile e il tragicomico e che vede oggi ben 213 container colmi di rifiuti di dubbia provenienza. 

Ininterrottamente la SRA ha inviato centinaia di comunicazioni a partire dal mese di gennaio 2020 e sino al mese di febbraio 2022 chiedendo alla Regione di verificare la presenza dei sigilli installati dall’azienda sui container ben due anni fa – affermano i due legali – Ma nessuno ha mai ascoltato. E una volta scaricati i container nel porto di Salerno si è verificato quello che tutti temevano”.

Mentre il governo tunisino, sconvolto già da scandali e arresti per corruzione che nulla hanno a che vedere con l’azienda salernitana, la Regione Campania e il Ministero all’Ambiente hanno deciso di riportare, senza nemmeno un contraddittorio, i rifiuti in Italia.

I sigilli sono stati manomessi ed i container aperti in Tunisia – accusano i legali dell’azienda di Polla – Richiusi non si sa da chi ed apposti sigilli non di SRA. In palese violazione della convenzione di Basilea. Basti pensare al solo container numero 213, in esubero rispetto alla spedizione originale, contenente “materiale bruciato”, come confermato anche da alcuni politici, senza alcuna analisi e miscelato dai tunisini, atto che già ne pregiudicherebbe la regolarità, secondo la legislazione internazionale.  

Ad oggi i container sono sotto controllo delle autorità, posti sotto sequestro dai Noe dei Carabinieri. 

I container partiti dall’Italia avevano tutti i certificati d’analisi – contestano i legali dell’azienda, da anni impegnata nel ciclo di gestione dei rifiuti – Quelli tornati in Italia non hanno i sigilli di SRA apposti in fase di invio. Questo vuol dire che sono stati aperti e manomesso il loro contenuto. Ed una volta manipolato e maneggiato il suo contenuto, questo andava nuovamente campionato ed analizzato”.

Chi si assume la responsabilità di quello che hanno messo nei container aperti in Tunisia? Che tipo di rifiuti hanno permesso che arrivasse in Italia senza campionatura? Chi ha permesso e/o verificato la presenza e/o l’inserimento di materiale vietato o pericoloso all’interno degli stessi? Qualcuno dei nostri rappresentanti pubblici che tanto tengono alla nostra salute è in grado di dirlo? 

Il rientro sic et simpliciter dei container, senza caratterizzazione – concludono gli avvocati – poteva essere disposto solo se i sigilli fossero stati gli stessi di quelli di invio. Ma così non è stato. Ed a nulla sono valse le diffide di SRA di verificarne la presenza. A breve – concludono gli avvocati Avagliano – depositeremo l’ennesima querela per traffico illecito di rifiuti affinché la Magistratura accerti realmente chi sia il vero responsabile del reato di traffico internazionale di rifiuti tra la Tunisia e l’Italia. La SRA è pronta a rispondere di quello che c’è nei container chiusi con il sigillo apposto dai propri dipendenti in fase di spedizione dall’Italia. Solo di questi. Non di altri rifiuti. La SRA non sarà “l’agnello sacrificale” di chi, per coprire le proprie negligenze e reati, prova ad addebitare alla stessa le colpe di questa vergognosa vicenda”.

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